Tra le numerose mostre di piccolo formato che costellano le sale del Museo Nazionale d'Arte Moderna (MNAM), ce n'è una che attira particolarmente l'attenzione. Per il soggetto – l’Algeria fotografata tra il 1957 e il 1961, gli anni della guerra – e per l’autore delle immagini, il sociologo Pierre Bourdieu (1930-2002); e la proiezione del film dell'artista franco-algerina Katia Kameli L'inchiesta Bourdieu. Il rimbalzo delle immaginiappena completato. A cui si aggiunge la presenza di parte dei fogli di osservazione e analisi scritti da Bourdieu in questo periodo, inseparabili dalle sue immagini, e la ristampa in occasione del libro Immagini dall'Algeria. Un'affinità elettiva (Actes Sud/Sindbad/Camera Austria, 2024).
Leggi la recensione: Articolo riservato ai nostri abbonati Testimonianze dall'Algeria di Pierre Bourdieu
Leggi più tardi
La storia di queste foto è a episodi. Dapprima militare chiamato in Algeria nel 1955, il giovane professore associato di filosofia vi rimase come assistente alla facoltà di Algeri, per poi dedicarsi alla disciplina che in seguito contribuì grandemente a riformare, la sociologia. Nei villaggi della Cabilia, nelle strade di Algeri e Blida, nel “campi di raggruppamento” dove l'esercito francese sfolla le popolazioni dei villaggi, Bourdieu osserva e, per vedere meglio, fotografa con una fotocamera Zeiss Ikoflex 6 × 6 acquistato in Germania e, per sua stessa ammissione“contrabbandato”. Florian Ebner, capo dell'ufficio fotografico del MNAM e curatore della mostra, stima che Bourdieu sia tornato in Francia con circa 3.000 negativi: “Una parte è andata perduta, probabilmente durante i traslochi, e ci sono quindi delle stampe i cui negativi sono scomparsi. Abbiamo tutto quello che c'è. »
Ti resta il 77,48% di questo articolo da leggere. Il resto è riservato agli abbonati.
Lifestyle