l’essenziale
Con “The Robins”, il suo secondo libro, Maryline Durry ritorna sul viaggio dei serial killer francesi e americani, tentando di stabilire elementi comuni che portano “ogni uomo” a trasformarsi in mostri.
Maryline Durry è appassionata di questioni legali. Nella sua prima opera “Quando ero giurato”la donna che ora vive a Narbonne-Plage ha raccontato la sua esperienza di un processo d’assise. Una testimonianza tanto più sorprendente in quanto rigorosamente autentica. Con il suo nuovo libro, “I pettirossi”pubblicato di recente, l’autore non cambia registro ma questa volta si interessa ai serial killer, con la stessa preoccupazione di non romanticizzare nulla. Il reale e nient’altro che reale, era quanto di più crudele e oscuro ci fosse.
In sostanza, non sorprende concentrarsi su questo argomento dopo aver studiato criminologia. “Penso che tutto sia iniziato con ‘Il silenzio degli innocenti’ e il personaggio di Hannibal Lecter, uno psichiatra cannibale. Volevo sapere se un profilo del genere potesse esistere nella realtà: il mio lavoro mi ha dimostrato che sì”.
“Parte del libro è dedicata a Fourniret”
Maryline Durry, però, ha scelto di affrontare questo tema attraverso la scrittura, che ormai occupa tutto il suo tempo. “Scrivo da quando ero adolescente, ma non mi sentivo capace di scrivere un libro”dice. È stata la memoria del suo maestro, rilevando le qualità editoriali del suo lavoro, a invitarlo a fare il grande passo. Il grande successo della sua prima opera ha spinto in modo del tutto naturale Maryline Durry a dedicare la successiva a uno dei suoi soggetti preferiti, al quale si è avvicinata attraverso il prisma della ricerca e della documentazione.
“Cito casi di serial killer francesi e americani, e una parte del libro è dedicata anche a Michel Fourniret. Da un lato ha agito per decenni, dall’altro io stesso sono nato nelle Ardenne, ed ero un adolescente quando imperversava in questo settore”. L’autore però non si accontenta di una semplice recensione, e cerca di capire cosa accomuna tutti questi percorsi. Si presenta così sistematicamente una nozione: quella di agire.
“Si tratta di capire cosa ha spinto tutte queste persone a comportarsi come predatori, a cedere al lato oscuro della loro umanità. Quando sapremo cosa porta certe persone a comportarsi in questo modo, forse saremo in grado di farlo: prima li fermeremo.” La Narbonnaise, tuttavia, non aderisce alla tesi genetica e tanto più ad una conformazione sociale. “Non mi convince il famoso DNA del serial killer”indica, ritenendo al contrario che “Serial killer non si nasce, lo si diventa.”.