Philippe Cramer, figura atipica nel panorama artistico ginevrino

Philippe Cramer, figura atipica nel panorama artistico ginevrino
Philippe Cramer, figura atipica nel panorama artistico ginevrino
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Pubblicato il 14 dicembre 2024 alle 13:53 / Modificato il 14 dicembre 2024 alle 16:34

6 minuti. lettura

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Pietra duracarrozzeria, cannetille ricci o lisci, onice fantastico, kintsugiPunta lucida, doratura a foglia, taglio diretto, marmo Thassos o brasiliano, pietra calcarea del Giura, spazzolatura, modanatura, laccatura semplice, verniciatura a polvere. Ascoltare Philippe Cramer parlare del suo lavoro significa lasciarsi trascinare in un mondo tecnico e materiale, dove l’immaginazione artigianale occupa un posto decisivo. Il designer ginevrino è pieno di elogi per coloro con cui collabora per creare i suoi pezzi. “Mi piace passare il tempo con qualcuno che mi insegnerà come carbonizzare il legno, rimuovere la ruggine da un vecchio oggetto, sgorbiare il legno per modellarlo, patinare un metallo, cesellare un marmo o con un bodybuilder per imparare ad applicare la lacca.” Un fatto raro in un mondo dell’arte dove ancora troppo spesso non si rendono pubblici i titoli delle opere o, in mancanza di ciò, per evidenziare la natura collettiva dell’opera, si tiene sistematicamente a citare coloro con cui ha lavorato ha collaborato. E lo fa con un entusiasmo contagioso, che sentiamo trasportato dall’ammirazione.

Così, dal grafico e tipografo francese Philippe Millot, da Sylvie Deschamps, “unica donna in Francia con il titolo di Maestra d’Arte, ricamatrice con filo d’oro”, o da Mohamed Kahlia, dell’Atelier B, di Ginevra, che crea per lui la doratura a foglia “all’antica”. Dall’azienda Carlhiana, una vera istituzione delle passamanerie nella grande tradizione della seta lionese, che evoca con meraviglia. O anche la sua esperienza presso gli atelier del Louvre, dove ha realizzato i calchi Un occhio meravigliosoun’opera “cronocromatica” le cui variazioni luminose scandiscono lo scorrere del tempo, secondo il principio di un orologio. Tuttavia, la sua rete di artigiani resta prevalentemente regionale, una vicinanza che gli permette di seguire il processo produttivo il più fedelmente possibile. “Ho bisogno di potermi muovere facilmente per supervisionare alcuni dettagli e, se necessario, tornare il giorno dopo”, spiega.

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