Il grido gelò l’aula del tribunale di Parigi: “Ma state zitti!”. », ha urlato martedì Adèle Haenel al regista francese Christophe Ruggia, contro il quale sono stati comminati cinque anni di carcere di cui due, per aver violentato l’attrice quando era adolescente.
Il pubblico ministero ha chiesto che la parte fissa della sentenza fosse messa direttamente sotto un braccialetto elettronico, il che significa che Christophe Ruggia, 59 anni, non andrebbe in prigione.
Richiedeva inoltre l’iscrizione nel registro degli autori di reati sessuali, il divieto di contatto con la vittima e l’obbligo di risarcirla.
La corte emetterà la sentenza il 3 febbraio 2025.
Adèle Haenel, 35 anni, è tornata martedì, nel secondo giorno del processo, a parlare delle riprese del film IL diavoli nel 2001. Una ripresa particolarmente difficile secondo l’opinione dei professionisti adulti, che poi avrebbero dichiarato di sentirsi a disagio per il comportamento mosso
del regista nei confronti dell’attrice francese, allora dodicenne.
È la normalità che cambia gradualmente
ha provato a spiegare Adèle Haenel, in abito nero. E l’unica protezione che avevo da questa vergogna, dalla violenza che mi faceva subire, l’unica protezione erano le parole che mi dava
.
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Adèle Haenel è tornata a parlare degli attentati nel secondo giorno del processo.
Foto: AFP/ALAIN JOCARD
Et Mi ritrovo a fare le cose in questa nuova normalità
ha continuato l’attrice. COME ritorno
ogni sabato pomeriggio per due anni a casa del direttore (all’epoca dai 36 ai 39 anni).
È qui che avvenivano le aggressioni, sul divano dove lui trovava sempre un pretesto per premerle contro, infilarle la mano sotto la maglietta o nei pantaloni, baciarle il collo, respirando a fatica
.
Chi c’era, attorno a questa bambina, per dirle: “Non è colpa tua. È manipolazione. È violenza?”
quasi implorò Adèle Haenel.
Tutti mi chiedono di piangere sulla sorte del signor Ruggia. Ma chi si preoccupava del bambino? Attaccare i bambini in questo modo non succede. Ha delle conseguenze. Nessuno ha aiutato questo bambino.
Questo ascolto deve richiamare il proibito, chi era l’adulto, chi era il bambino
ha sottolineato il procuratore Camille Poch durante le sue richieste, dicendo di no senza dubbio
sulla realtà degli attacchi, descritti in maniera costante
di Adèle Haenel e di cui ha parlato a chi le stava intorno dal 2006
.
Adèle Haenel ha detto di sentirsi responsabile di questa sporcizia
COSÌ dobbiamo rimettere la colpa al posto giusto, dire ad Adèle Haenel che non è lei la colpevole
ha affermato il magistrato.
IL il tempo è passato
ma non ha cancellato i postumi di cui soffriva Adèle Haenel, ancora visibili, ha osservato. Più volte durante l’udienza, l’attrice fu colta da spasmi nervosi alla menzione degli attacchi.
Il magistrato ha così spazzato via il difesa improbabile
di Christophe Ruggia che ha parlato di a vendetta
perché non avrebbe voluto fare un secondo film con lei.
All’inizio dell’udienza, l’attrice che fino ad allora aveva contenuto la sua rabbia, contenta fin dall’inizio del processo di fissare il regista con uno sguardo cupo che lui evitava, ha lasciato che esplodesse.
Ma stai zitto!
ha urlato l’attrice alzandosi furiosa, battendo le mani sul tavolo davanti a lei.
Il regista che descrive gli attacchi come pura menzogna
aveva appena detto di nuovo al bar coscienza
del complessità
delle riprese di diavoli
ha spiegato di aver cercato di proteggere Adèle Haenel che avrebbe potuto esserlo deriso
al college a causa delle scene di sesso.
Le ho suggerito di prendere un nome falso…
avanzò, prima di essere interrotto dal grido di Adèle Haenel.
L’attrice ha poi lasciato frettolosamente la stanza, in eco alla sua partenza dalla cerimonia dei César (il premio più prestigioso del cinema francese) nel 2020 per denunciare l’incoronazione del franco-polacco Roman Polanski, accusato di violenza sessuale e stupro da parte di diverse donne. Un gesto che l’ha resa un simbolo per le femministe.
Mezz’ora dopo ritornò e si sedette di nuovo, lontano dal direttore, questa volta senza guardarlo.