un Bergman testamentario passa dallo schermo alla scena operistica

un Bergman testamentario passa dallo schermo alla scena operistica
un Bergman testamentario passa dallo schermo alla scena operistica
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Per la sua ultima stagione a La Monnaie, Peter de Caluwe presenta in prima mondiale una “grande opera” bergmaniana, sotto la direzione di Ariane Matiakh e la regia di Ivo van Hove. Anne Sofie von Otter e Thomas Hampson sono tra i nomi su un poster in cui quello del compositore, Mikael Karlsson, è meno evidente.

Sembra ovvio vedere il “film di Natale” semi-autobiografico diIngmar Bergmann (1918-2007) ai quattro Oscar (1983) rivivono sul palco. Fanny e Alessandro ha l’odore del palcoscenico: i personaggi del titolo sono la figlia e il ragazzo di un regista teatrale che muore improvvisamente e la cui vedova si appresta a risposarsi con un vescovo luterano con malsano dogmatismo… Poi ci sarà la misteriosa fuga nel mondo negozio di un vecchio amico di famiglia, prima del ritorno alla normalità per i due figli del Ballo e la loro madre nel bozzolo gran-borghese della dinastia Ekdahl.

Immagini sorprendenti

Convinto che suo padre avrebbe accettato un adattamento operistico per il grande schermo dell’ultima opera da lui concepita, Ingmar Bergman Jr. diede il via libera al compositore svedese Michael Karlsson (nato nel 1975) e canadese Royce Vavrekesperto librettista, già applaudito a Parigi con Rompere le onde di Missy Mazzoli da Lars von Trier; i due collaborarono anche ad una prima opera ispirata allo stesso regista, Malinconia.

Un grande bergmaniano del teatro, il regista fiammingo Ivo Van Hove è una garanzia rassicurante. Con il suo complice scenografo e lighting designer Jan Versweyveldabbraccia questa storia di apprendimento con un gesto che è allo stesso tempo sobrio, raffinato e sorprendente, in particolare quando il video di Cristoforo Ash si invita – senza invadenza – a mostrare in primo piano il padre che spira in mezzo alla sua famiglia sopraffatta, la favolosa tana di Isak Jacobi o le fiamme che divorano la residenza episcopale.

Partizione di seguito

Ahimè! le questioni morali, psicologiche e poetiche sollevate da Bergman non sembrano del tutto alla portata del compositore, che era ancora “verde” nell’opera, e che aveva bisogno di un orchestratore (Michael P. Atkinson) per avere successo. Al momento dei festeggiamenti che aprono e chiudono la mostra, crediamo di sentire le pulsanti “strutture ripetitive” di un’opera lirica di Philip Glass dalla penna di questo newyorkese d’adozione. Mikael Karlsson troverà col tempo (3 ore e 10 minuti compreso l’intervallo comunque, quasi quanto il film!) il modo di diversificare la sua tavolozza, ma spesso a costo di una ricerca di efficienza un po’ superficiale, flirtando con IL musicale su una particolare linea vocale, sognando la sua colonna sonora in technicolor, mescolando motivi più eufonici che audaci in luoghi impersonali situati – piuttosto al di là dell’Atlantico – tra neominimalismo e postromanticismo.

Orchestra aumentata, voci amplificate

L’Orchestra Sinfonica La Monnaie è “aumentato” dall’elettronica e da un sistema audio circondare sparsi per la stanza dovrebbero creare una sensazione di immersione, capace di portare lo spettatore nel tormentato spazio mentale di Alexander. Sulla carta stimolante, la proposta, non proprio nuova, non porta nulla di particolarmente singolare o attraente. Fortunatamente, lo chef Arianna Matiakcon le cuffie in platea, assicura la precisa coerenza dell’insieme – e ci riesce: un talento sempre da seguire nell’opera, soprattutto oggi.

Anche amplificati, i sedici cantanti avrebbero potuto perdere il loro appeal ma la distribuzione (in questo caso in gran parte anglofona). Fanny e Alessandro proposto nel linguaggio di Shakespeare e non di Bergman) è abbastanza forte, anche al di là dei “nomi” che lo compongono, da attrarre voti. Nei ruoli principali, Sara Dewez (in alternanza con Lucie Penninck) e anche meglio Jay Weineri membri del coro dei bambini della casa di Bruxelles, abbracciano adeguatamente l’atmosfera alla Britten delle battute loro attribuite. Dopo quarant’anni di carriera, il soprano drammatico Susan Bullock cantò e visse abbastanza per comporre una Helena Ekdahl matriarcale, la cui figlia Emilie presenta la linea attenta e il timbro generoso di Sasha Cooke.

Allori sulla fronte di due celebrità del pianeta lirico prossime ai settant’anni, l’americano Tommaso Hampson e lo svedese Anne Sofie von Otterche ritraggono il vescovo Edvard Vergerus e la sua governante Justina con intatto impegno drammatico. Un’altra gloria del canto (e del cinema) svedese, Loa Falkmann incarna un Isak ancora radioso, e bisogna salutare almeno altrettanto i due figli di “casa Jacobi” – di grande impatto da parte del tenore Alessandro Sprague in Aron, controtenore magnetizzante diAryeh Nussbaum Cohen nell’uso androgino di Ismaele.

Al sipario la stanza è in piedi. Sarebbe piaciuto a Bergman, un amante della musica dai gusti selezionati Fanny e Alessandro Stile americano?

Fanny e Alessandro di Karlsson. Bruxelles, Teatro reale della Monnaie, 1È Dicembre. Spettacoli fino al 19 dicembre.

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