Con cosa cominciamo? | Norah Jones: la star improbabile

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Frequentatrice fissa del Montreal International Jazz Festival, Norah Jones si esibirà due volte alla Salle Wilfrid-Pelletier nei prossimi giorni. Uno sguardo in cinque fasi a un percorso coronato dal successo.


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Stella notturna

FOTO BERNARD BRAULT, ARCHIVIO LA PRESSE

Norah Jones in concerto a Montreal, 2012

Chi dominava la musica popolare nei primi anni 2000? Persone come Britney Spears, Eminem, Shakira e Linkin Park. Poi arriva la leggendaria etichetta jazz Blue Note con Norah Jones, che subito scopriamo essere la figlia americana di Ravi Shankar, il musicista indiano che insegnò il sitar al Beatle George Harrison. Attira l’attenzione, ovviamente. Tuttavia, la giovane artista è stata cresciuta in Texas da sua madre, che ha trasmesso il suo affetto a Billie Holiday. Poco dopo l’uscita del suo primo album, nell’inverno del 2002, la voce di Norah Jones poteva essere ascoltata in ogni bar. Un anno dopo, è la più grande star del pianeta jazz, molto più avanti di Diana Krall. Nel 2003, André Ménard, big man del Montreal International Jazz Festival, lo ha detto La stampa che avrebbe potuto presentare Norah Jones cinque sere di seguito alla Salle Wilfrid-Pelletier senza timore di rimanere bloccato con i biglietti invenduti. L’ha avuto solo per un concerto. Che ovviamente è stato presentato a un pubblico tutto esaurito.

Vieni via con me (2002)

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Vieni via con me

“Non avrei mai pensato che la musica che ho realizzato potesse diventare popolare”, ha detto Norah Jones nel febbraio 2003 dopo aver vinto cinque Grammy Awards dopo l’uscita del suo album di debutto. Aveva ragione a essere sorpresa. Il successo di Vieni via con me è stato così immenso – tra i 27 e i 30 milioni di copie vendute nel mondo – che bisogna attraversarlo per capire da dove viene. La sua voce morbida, la sua eleganza infallibile, il suo tono molto calmo e le sue atmosfere notturne, questo equilibrio tra jazz e country, tutto ciò che lascerà il segno è già lì. Vieni via con me è, a suo modo, uno specchio del suo tempo: è stato pubblicato sei mesi dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 e, attraverso la sua morbidezza complessiva e l’enfasi sui suoni familiari, ha avuto l’effetto di un balsamo sulle ferite aperte.

Estratto di Vieni via con medi Norah Jones

Sentirsi come a casa (2004)

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Sentirsi come a casa

L’affetto di Norah Jones per la musica country era già evidente Vieni via con me (SU Stella solitaria e Freddo freddo cuore, in particolare). In concerto a Montreal nell’estate del 2003, il suo repertorio già lasciava intendere che i suoi desideri musicali lo avrebbero allontanato ancora di più dal jazz. Il suo secondo album, uscito nel febbraio 2004, lo conferma: qualcosa in più up-tempo, lascia più spazio alle chitarre e all’organo e il suo stile è più apertamente country. Il suo desiderio di affermazione non può essere più chiaro di così Strisciando dentro, che canta in duetto con… Dolly Parton. Dobbiamo però ascoltare La mattina, dove si scatena come non aveva mai fatto prima in quel momento, dimostrando che il suo canto è anche pieno di anima quando spinge la sua voce fuori dalla sua scatola morbida. In questo pezzo sentiamo anche più un’energia vicina all’improvvisazione.

Estratto daLa mattinadi Norah Jones

La caduta (2009)

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La caduta

Le svolte non sono mai state brusche per Norah Jones. Tuttavia, su La caduta, si è allontanata in modo più concreto e coerente che mai in quel momento dalla musica attenuata che conoscevamo. Tentato dal rock, senza essere veramente rock’n’roll, questo disco è segnato dalla rottura del cantante con Lee Alexander. Una rottura multipla, va notato, poiché non era solo il suo amante, ma anche uno stretto collaboratore musicale, allo stesso tempo compagno di scrittura, in studio (nella produzione) e sul palco (basso e contrabbasso). Un po’ più nel presente che in passato, lei afferma e prende posizione artistico, senza trasformarsi completamente. Scopriamo anche, qua e là, una voce più potente di quanto pensassimo.

Estratto daSaràDi Norah Jones

Visioni (2024)

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Visioni

Senza fare un cambiamento radicale, Visioni è il disco in cui Norah Jones si diverte di più. Ha raggiunto i quarantacinque anni e la sentiamo più libera che mai in queste canzoni nutrite da chitarre a volte tese, dalla grana satura. Il suo modo di suonare il pianoforte deve ancora essere bello, ma anche a questo livello si percepisce una maggiore disattenzione. Le melodie sono a volte audaci, il che non impedisce in alcun modo a questi brani scritti in collaborazione con il compositore Leon Michels (del gruppo funk-retrò soul Sharon Jones & The Dap-Kings) di rimanere caldi e facili da avvicinare. Colorato e segnato da un’idea di psichedelia, Visioni è anche intriso di anima e suggerisce che la saggia Norah Jones forse si scatenerà un po’ più del solito sul grande palco della sala Wilfrid-Pelletier, che già conosce. Forse lascerà momentaneamente lo spazio sicuro della panca del suo pianoforte per abbozzare qualche passo di danza, non si sa mai!

Estratto daSono sveglioDi Norah Jones

In concerto questo martedì e mercoledì alla Salle Wilfrid-Pelletier

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