un’opera gigante dell’artista Sylvie Selig presentata per la prima volta a Lione

un’opera gigante dell’artista Sylvie Selig presentata per la prima volta a Lione
un’opera gigante dell’artista Sylvie Selig presentata per la prima volta a Lione
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140 metri di tela ondulata su tutto il primo piano del museo, dipinti in tre anni da Sylvie Selig, maga del mercurio nata nel 1941, una saga il cui svolgersi ci coinvolge. L’installazione ha richiesto abilità da parte del team tecnico. “ È stata una scommessa un po’ folledichiara Isabelle Bertolotti, direttrice di macLyon, che abbiamo preso atto con entusiasmo e di cui siamo molto orgogliosi. L’opera è composta da quattordici rotoli di dieci metri; ci sono voluti calcoli intelligenti per dispiegarla nello spazio e disegnare un percorso fluido per il visitatore. Doveva restare la sensazione del galleggiamento, l’allenamento di un viaggio sulle onde ».

Spedizione divertente

Tre personaggi, due ragazzi, una ragazza, una barca. L’autore avverte nella prima scena: “ Ce ne sono tre. Sono lì, semplicemente, dritti, rigidi e rigidi, fianco a fianco vicino a una canoa arenata. Sarebbe mattina. »

Veduta della mostra “Sylvie Selig, River of No Return” al MAC Lyon dall’8 marzo al 7 luglio 2024 ©Juliette Treillet

Andiamo ! Nessuno cade in acqua. Ciononostante ci sono colpi di scena, soste, tappe, slanci di voce, scherno, rabbia. Esploratori esitanti, i “ Ragazzi » non sono codardi. “ Ma non sono nemmeno eroi “. Insomma, i ragazzi come tutti gli uomini. Per coinvolgerli dobbiamo incoraggiarli a farlo… Chi se ne occupa? “ Ragazza. Se ha le ali, sicuramente non è un angelo “. E lei grida: “ Forza cowboy, cercate di distinguervi un po’! »

Veduta della mostra “Sylvie Selig, River of No Return” al MAC Lyon dall’8 marzo al 7 luglio 2024 ©Juliette Treillet

A questo improbabile trio si aggiunge “ il cane triste che dimena la coda da tango “. E, scusate, 140 personaggi, artisti, pittori, scultori, architetti, designer. Per la maggior parte non c’è bisogno di vedere il proprio ritratto, le loro opere parlano per loro. Appaiono all’ansa di un boschetto, all’ansa del fiume, arenati su una sponda, sul fianco di una collina. Le zucche a pois di Yayoi Kusama, le strutture gonfiabili di Jeff Koons, Josef Beuys che trasporta la sua lepre morta, il ragno di Louise (Bourgeois), e poi, Fernand Léger, Chilida, Yves Klein, James Ensor, Kiki Smith, Annette Messager… tutti impegnati nell’immensità affresco di storia dell’arte, citato disordinatamente con umorismo e poesia. Sylvie Selig ride spesso, dolcemente. Di loro e di se stessa. Se c’è una cosa che non ha mai fatto è prendersi sul serio.

Veduta della mostra “Sylvie Selig, River of No Return” al MAC Lyon dall’8 marzo al 7 luglio 2024 ©Juliette Treillet

Un film che si svolge davanti ai nostri occhi

Lavora in sequenza, la tela fissata tra due montanti in acciaio e si apre poco a poco. Come quei rullini che venivano appesi nelle macchine fotografiche o come una bobina di pellicola. Questo aspetto tecnico non è l’unica somiglianza della sua arte con il cinema. Sylvie Selig progetta le sue storie come copioni, veri tavole narrative. È una reminiscenza del suo passato di illustratrice alla quale ha lavorato per più di vent’anni?

Veduta della mostra “Sylvie Selig, River of No Return” al MAC Lyon dall’8 marzo al 7 luglio 2024, ©Juliette Treillet

La vita di Sylvie

Nato a Nizza in piena guerra, alto in Australia, dove si stabilì sua madre, ha sviluppato il suo dono per il disegno in tenera età. È semplice, le piace solo questo. Studi a Londra, incontro con Tomi Ungerer a New York. Vorrebbe passare la vita a dipingere ma bisogna vivere, e l’Preferiamo le illustratrici donne, soprattutto se realizzano una pittura figurativa. I libri sono lavori per donne? Forse è così, ma un giorno la signora ne ha abbastanza e posa le matite per riprendere in mano i pennelli. Porta alla luce un universo di racconti crudeli, l’inquietante Alice nel Paese delle Meraviglie che attraversa scenari in cui abbondano incontri strani, poetici e confusi.

Sylvie Selig nel suo laboratorio, 2012 ©Brigitte Bouillot

Questo non è un primo tentativo, Sylvie Selig ha prodotto altre storie. Strada 66una tela lunga trenta metri o Apolide, preferito dai curatori della 16a Biennale di Lione, lungo 50 metri. L’artista pensa in grande. La sua energia è notevole quanto la sua pazienza: aspettava da tempo questo entusiastico riconoscimento che oggi le elargiscono curatori, curatori di mostre e critici. La stampa è stata conquistata all’unanimità. Ne siamo lieti.

« Famiglia strana »

Devi assolutamente immergerti in queste circonvoluzioni ipnotizzanti, recitando a te stesso i testi assurdi che agiscono come una litania. Di tanto in tanto guardiamo un gruppo di sculture poste in un angolo, creature ancora più curiose e ibride che formano quella che lei chiama la sua “Weird Family”, assolutamente bizzarra, totalmente fantasiosa. Oppure sui ricami, filo rosso su lino bianco, compreso uno, destinato ad espandersi man mano che la ricamatrice trae ispirazione. Un arazzo in corso… Sorridiamo, ridiamo, sogniamo, partiamo con immagini e idee nella mente. Soprattutto, non ci annoiamo mai per un solo istante. E questo è qualcosa che non ha prezzo.

Veduta della mostra “Sylvie Selig, River of No Return” al MAC Lyon dall’8 marzo al 7 luglio 2024, ©Juliette Treillet

« Sylvie Selig. Fiume senza ritorno »
Lione, museo d’arte contemporanea
Fino al 7 luglio

Tre mostre dal 08.03 al 07.07.24 al macLYON

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