critico con la testa tra le stelle

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Incontrare un ragazzo divertente

Attraverso il prisma di una poesia dell’assurdo resa possibile dall’animazione, Ho perso il mio corpo menzionato la durezza dei ricordi legati a una mano amputata, dotato di propria coscienza. Essendo separato dal resto del suo essere, l’organo cercava disperatamente di trovare la completezza, di riempire un vuoto e, per estensione, di raccogliere i pezzi dei sogni infranti del suo personaggio principale.

Sulla carta, il tono di Nel frattempo sulla Terra ha poco a che vedere con il film precedente di Jérémy Clapin, che sembra accentuato dal passaggio al live action. Tuttavia, raccontando la storia di Elsa (la meravigliosa Megan Northam, che divora lo schermo), si intreccia un parallelo. Anche lei è stata amputata, non di un arto, ma del fratello, un astronauta prodigio scomparso in circostanze misteriose durante una missione. Tre anni dopo, la giovane donna non si è ancora ricostruita, e come avrebbe potuto? Senza un corpo che materializzi la morte, come possiamo accettare l’assenza e come possiamo andare avanti?

Ciao Terra?

Mentre il lungometraggio si rivela allo spettatore (cosa che fa con una progressione insidiosa piuttosto accattivante), lo sorprendente crogiolo di influenze del regista impone la sua coerenza. Elsa disegna, e alcune sequenze animate riportano nell’immagine i suoi sogni ad occhi aperti, il ricongiungimento con il fratello in un affresco di fantascienza. Paradossalmente è l’animazione a rappresentare il corporeo, il tangibile, mentre il live-action si riduce a riflettere la mancanza, l’inevitabile nulla verso cui tutti stiamo andando.

L’idea è geniale, perché al centro dell’economia del film: all’improvviso, Elsa viene contattata dagli alieni che possono riportare suo fratello sulla Terra, in cambio del suo aiuto per infiltrarli sul nostro pianeta in stile ladro di cadaveri. Tutto è riprodotto dal suono attraverso un auricolare che impone l’introspezione al personaggio. Da quel momento in poi Clapin si gode la sua fantastica ambiguità. L’intera messa in scena può essere percepita nei termini del suo primo grado, ovvero di un simbolismo plasmato da Elsa per combattere il suo lutto.

Megan Northam appare sullo schermo

Perso nello spazio

In ogni caso, Nel frattempo sulla Terra affascina per la profonda vertigine che risveglia attraverso la sua purezza. Da una sontuosa panoramica notturna del cielo stellato e delle luci della città in lontananza, il richiamo dell’altrove viene smantellato dal richiamo della gravità, che tiene con tutto il suo peso l’eroina nel dubbio e nei limiti binari del nostro umanità. Abbiamo solo paura della morte, al punto da sprecare la nostra vita, anche se il fratello di Elsa diventa, con la sua situazione, una sorta di gatto di Schrödinger, bloccato in una via di mezzo.

La storia è appassionata di questo interstizio tra la vita e la morte, splendidamente integrato tematicamente dal lavoro del protagonista in una casa di cura. Clapin risveglia sottilmente la nostra paura primaria di perdere il controllo del nostro involucro carnale e di vedere il tempo scivolarci tra le dita, fino a non riconoscerci più. Nella sua dimensione fantascientifica, il film conferisce ai suoi ambienti urbani e rurali una stranezza quasi extraterrestre, come se ci sentissimo alieni nel nostro mondo.

È bello invecchiare?

Nel frattempo sulla Terra diventa ancora più inquietante, sostenuto dalle sue rotture di tono e dalle sue scoperte visive che ne sconvolgono rapidamente le conquiste, al punto da flirtare in un batter d’occhio con il body horror, il film sui serial killer e il thriller paranoico. La fiducia di Jérémy Clapin nella bellezza poetica del suo concetto è salvifica, così come la sua padronanza del ritmo. Va detto che il cineasta è aiutato sia dai suoi attori, sia dallo splendore della sua fotografia (che dobbiamo a Robrecht Heyvaert) e della sua musica (che dobbiamo a Dan Levy).

Speravamo che il direttore di Ho perso il mio corpo trasforma il saggio, ma oltre a firmare un nuovo capitolo coerente nella sua filmografia, Jérémy Clapin è andato oltre il semplice “film di genere francese”. Nel frattempo sulla Terra è molto più inclassificabile, ed è ciò che lo rende così prezioso.

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