Émilie Brisavoine dice tutto (o quasi) di sua madre

Émilie Brisavoine dice tutto (o quasi) di sua madre
Émilie Brisavoine dice tutto (o quasi) di sua madre
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Meaud ha una figlia meravigliosa, saremmo tentati di dirglielo se ne dubitasse ancora. Da diversi anni, Émilie Brisavoine, sua figlia, sulla trentina, cerca di capire perché questa madre è così poco fatta per l’amore materno e, naturalmente, perché ha abbandonato molto presto lei e suo fratello, affidandoli mentre erano molto piccoli a un padre…

Meaud ha una figlia meravigliosa, saremmo tentati di dirglielo se ne dubitasse ancora. Da diversi anni, Émilie Brisavoine, sua figlia, sulla trentina, cerca di capire perché questa madre è così poco fatta per l’amore materno e, naturalmente, perché ha abbandonato molto presto lei e suo fratello, affidandoli quando erano molto piccoli a un padre di cui non sapremo molto. Dopo un primo lungometraggio, “Pauline Tears”, già sulla sua famiglia, la cineasta con un background in arti applicate ha firmato “Maman Tears”, presentato nella sezione documentari del Festival del Cinema di La Rochelle, questo giovedì 5 luglio alle 17.00. , presso il Drago, alla presenza del principale interessato. Macchina fotografica alla mano, la regista filma se stessa in piena introspezione, a casa, con suo figlio, dallo strizzacervelli, nel bel mezzo di una sessione di meditazione… ma soprattutto si confronta con sua madre, spesso sfuggente, e suo fratello , che soffre di problemi di stomaco, immagina di avere un cancro all’intestino e sbava tanto quanto lei.

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Lucidità infantile

È nel bel mezzo del parto, e quando è diventata lei stessa madre, che Émilie Brisavoine decide di svelare il mistero di questa madre tanto fantasiosa quanto poco amorevole. “Sono sempre stato affascinato da mia madre. È un vero personaggio dei fumetti, come parla, come si veste… Stavo scrivendo una fiction su questo argomento, ma non potevo farlo. Invece di scrivere di una madre teorica, mentre stava per smettere di fumare e sistemarsi i denti, mi sono detta che avrei catturato questo periodo, offrendole un’esperienza potente, nella speranza di fare un film. sulla riconciliazione”, ci spiega il regista al telefono. Fu anche in questo periodo che si imbatté in quaderni scritti quando era adolescente. Allora, dagli 8 ai 17 anni, la giovane Émilie scrisse tutti i suoi ricordi e sentimenti, senza filtri e con una lucidità sorprendente.

Coinvolto nella realtà

Della riconciliazione, senza sorpresa e non diremo altro, non si discuterà molto. “Mommy Tears” non è un regolamento di conti perché la regista scopre anche la capacità di “prendere sua madre così com’è”. “Un documentario è un lavoro in corso. Partiamo da un’intuizione e ci lasciamo coinvolgere dalla realtà. Avevo immaginato di scrivere un film Disney con la possibilità di dialoghi autentici e di lieto fine. Ma la vita non è instagrammabile. Mia madre non è una donna come nelle pubblicità. Non è irreprensibile. Dobbiamo accettarlo”, confida l’autore. Attraverso un racconto introspettivo scandito da chiamate WhatsApp e immagini di galassie, “Maman Tears” affronta i temi dell’infanzia, dei traumi e più in generale della violenza intrafamiliare, anche se anche qui la regista minimizza ciò che ha attraversato. Nei festival in cui è programmata, Émilie Brisavoine è ogni volta sorpresa dall’emozione suscitata e da queste stesse testimonianze che convergono attorno alle sofferenze dell’infanzia e alle difficoltà a volte di diventare adulti. La parola circola, grazie al cinema.

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