Noi ed io, Niente ostacola la notte, Basato su una storia vera…romanzo dopo romanzo, Delphine de Vigan è diventata una delle scrittrici francesi più lette, per la seconda volta in due anni. Pronuncerà il suo testo questo sabato, alla Philharmonie de Paris, come introduzione al concerto dell’Orchestre National d’Ile-de-France nel 7a sinfonia di Bruckner. Delphine de Vigan ha anche creato la sua prima opera teatrale, pubblicata da Gallimard.
“Ho detto subito di sì, prima di ritrovarmi immersa nelle difficoltà della scrittura, perché ho pensato: ‘ma come affronterò questa cosa?’” Questa è stata la reazione di Delphine de Vigan quando, l’anno scorso, l’Orchestre National d’Ile-de-France le ha chiesto di scrivere un testo e di recitarlo durante un concerto, come introduzione alla 5a sinfonia Mahler. “Avevo paura che i musicisti dicessero a se stessi: ‘Ci stanno mettendo uno scrittore nelle mani!’aggiunge. E niente affatto, è stato un incontro molto bello, sono stato accolto molto bene.” Così ben accolto che ripete l’esperienza, questa settimana, con la stessa orchestra e, questa volta, il 7a sinfonia di Bruckner. Lo scopo di questi testi introduttivi e della sua presenza sul palco è soprattutto quello di portare un altro pubblico al concerto, di creare un ponte tra libri e musica, e anche di tradurre in parole l’impronta che la musica lascia in noi. Una carta bianca che lascia completamente libero lo scrittore, in mezzo al silenzio della Philharmonie de Paris: “È un posto assolutamente incredibile, un momento di vertigine incredibile. Il testo dura 12 minuti, che sono sia brevi che lunghi. Ciò che ho sentito la prima volta è stata una grandissima libertà, perché questi testi non vengono stampati. Ovviamente parlano di del compositore, ma allo stesso tempo sono piuttosto personali. Se il testo fosse stato stampato, probabilmente non avrei scritto quello che ho scritto.
Leggere ad alta voce
Scrivere per un concerto è una cosa, recitare è un’altra. Ma a Delphine de Vigan l’esercizio piace, forse perché le permette di esprimere nella scrittura la musicalità del testo a cui è così sensibile. “Una volta ho detto che scrivevo perché non sapevo suonareconfida l’autore. La musica la cerco molto nella scrittura, nel ritmo, nella musicalità delle parole… lavoro sull’oralità, sull’assonanza. Forse questo è un modo per compensare questa frustrazione. Da piccola volevo studiare pianoforte. Mia madre l’ha imparato abbastanza tardi e la sentivamo suonare molto. Io stessa volevo lavorare con un insegnante: durò qualche settimana poi mia madre si ammalò. Abbiamo cambiato radicalmente la nostra vita, è stato come se un sogno si fosse fermato.” Non è quindi diventata una musicista, ma si è riconnessa con questa parte di sé attraverso le parole e il piacere di leggere ad alta voce i propri testi. “Ho avuto l’opportunità di farlo più volte, dice*, in particolare con la cantante La Grande Sophie e una lettura musicale su cui avevamo lavorato. Avevamo mescolato i nostri due mondi, canzoni e testi. Questo spettacolo è stato proposto per un periodo piuttosto lungo, una cinquantina di date in tutta la Francia e all’estero. E da allora mi piace davvero leggere i miei testi ad alta voce.”
Racconta lo sfondo
Parallelamente a questo progetto musicale, Delphine de Vigan pubblica la sua prima opera teatrale con Gallimard. “Le comparse” tratta di questi “attori aggiuntivi”, come vengono definiti nei loro contratti di lavoro, persone che incuriosiscono da tempo l’autore. “Sono sempre stato interessato al background, lei ha detto, e spesso ho notato, guardando i film, che il mio sguardo è attratto da queste persone che, allo stesso tempo, fanno parte dell’ambiente e lo rendono credibile, ma che devono anche essere viste senza essere troppo visibili. Volevo interessarmi a loro, raccontare un po’ chi sono, da dove vengono, con l’idea abbastanza rapida che sia una metafora sorprendente della società, della gerarchia sociale e dell’esistenza.” Delphine de Vigan ritrae vari personaggi, ispirandosi a diverse figurazioni su cui è stata ingaggiata per scrivere la pièce: quello che sogna un piccolo ruolo, quello che è stato attore e si è un po’ stravolto, quelli a cui piace infilarsi nella vita oltre ai propri, coloro che difendono i “prolet del cinema”, espressione che ricorre nel testo. “Quello che mi ha colpito, probabilmente più oggi che qualche anno fa, lei spiega, è che la figurazione unisce persone provenienti da contesti molto diversi. Certo, ci sono attori che sono lì per integrare le loro ore intermittenti, ma ci sono anche pensionati che hanno bisogno di integrare il proprio reddito, studenti che hanno bisogno di guadagnare un po’ di soldi, persone che si trovano in una certa situazione precaria. E poi persone che vogliono semplicemente avvicinarsi alla magia del cinema. È questa varietà che volevo raccontare nel pezzo. Volevo che il pezzo fosse un momento di incontro tra le diverse comparse che si trovano sul set di un film, in una ripresa più o meno controllata.” Un testo commovente, l’omaggio della scrittrice al suo amore per lo spettacolo dal vivo. Ammette perfino un desiderio nascosto, quello di scrivere un giorno un libretto d’opera.
Incontro con Bruckner – venerdì 22 novembre ore 20:30 alle Teatro Rungis e sabato 23 novembre alle 15 presso la Filarmonica di Parigi
Gli extraGallimard.