Il telefono? “Questa persona maleducata che sembra una serva non entrerà mai in casa mia”squittì zio Jules La gloria di mio Padre. Nonostante l’ostilità di questo personaggio pagnolesco, la scatolina si è affermata nelle case di tutti. Quando perse il filo, alla fine del XX secolo, diventò un accessorio indispensabile, un vero e proprio innesto generazionale avvitato nelle mani degli adolescenti.
Ma ora l’Arcep, l’ente regolatore delle telecomunicazioni, segnala un fenomeno inaspettato: lo smartphone viene utilizzato sempre meno per… telefonare. In dieci anni il tempo medio di conversazione è passato da 4 ore e 38 minuti a 3 ore e 15 minuti al mese.
Diluire in mezz’ora una discussione che potrebbe essere completata in cinque minuti
I giovani ora preferiscono lo scambio “voce”. Invece di comunicare direttamente, il signor ha completato in cinque minuti.
David Le Breton è preoccupato per questo “un passo in più verso la scomparsa della conversazione, dove spegniamo e accendiamo l’altro a nostro piacimento” (1).
“La società digitale non è nella stessa dimensione della socialità concreta, con uomini o donne […] che parlano e si ascoltanot, avverte il sociologo. Frammenta il legame sociale, distrugge le vecchie solidarietà a favore di quelle, astratte, dei social network o dei corrispondenti assenti.
Eccessivo? No, se si considerano i sondaggi che rivelano un’esplosione del sentimento di solitudine tra gli under 25. Nessun dubbio: questo coraggioso Jules aveva ragione a essere cauto.
1. La fine della conversazioneEdizioni Métailié (2024).