The Labess International – RFI Musique

The Labess International – RFI Musique
The Labess International – RFI Musique
-

Il giorno della nostra intervista, all’inizio di novembre, Nedjim Bouizzoul, creatore, leader, cantante e chitarrista del gruppo Labess, ci risponde dalla strada da Casablanca a Meknes, una delle tappe del suo trionfale tour marocchino, che conduce le sue solari multi sfaccettature, a Marrakech, Rabat, Tangeri… E ognuna di queste tappe, o quasi, è esaurita: un’onda anomala sul suolo marocchino, gioiosa e amichevole, come il loro nome (“Labess” significa “tutto va bene” in arabo), per questo algerino che è riuscito dove la diplomazia ha fallito.

La strada è forse il luogo in cui questo trovatore si sente meglio, come dice un estratto della canzone che dà il titolo. Dima libero (“Sempre liberi”) grazie alle parole di Mokless (Scred Connexion): “ Il mio indirizzo è il mondo intero. »

E ” il mondo è [son] sanguinato », inizia la sua epopea, in pantaloni corti quarant’anni fa per le strade di Algeri, quartiere Hussein-Dey, al suono del chaâbi, forgiato dai suoi “fratelli maggiori”, che hanno restituito alla lingua araba le sue lettere popolari.

Poi sarà il Quebec, dove l’adolescente emigra con la famiglia all’età di diciotto anni. Durante la sua giovinezza, ha bevuto tutti i tipi di suoni: heavy metal, hard rock, rap, canzone francese, Pink Floyd, Johnny Cash, Bob Dylan… Ma in questa schiera di musica che lo compone, uno lo tocca particolarmente il cuore : il flamenco e la sua anima in più, il duende. “ Per me ha il lato potente e abrasivo dell’heavy metal, meno monolitico, più sfumato… La rumba, ad esempio, nello stile dei Gipsy Kings, dispiega un repertorio a volte malinconico su brani ultra festosi. esprime con la sua voce rauca.

Spezie miste

Con questo background eterogeneo, Nedjim cominciò a strimpellare la chitarra e a cantare una canzone, esattamente vent’anni fa, nella metropolitana di Montreal. Velocemente, con lo strumento in spalla come un passaporto, ha attraversato il globo: Cuba, Capo Verde, Uganda, Colombia, dove ha vissuto per due anni, Reunion, dove ha “ scopre un’altra forma di africanità », ecc. « Tutti questi viaggi, queste scoperte di culture e stili di vita diversi, mi hanno portato molta umiltà e curiosità.E »riassume.

Lungo il percorso, riempie la sua borsa musicale di spezie, groove, lingue, sviluppa il gusto dei suoi cinque album, inventa il proprio tamburo e il proprio paesaggio. Quindi, in questo album Dima liberoregistrato nello studio troglodita Le Pressoir, vicino a Tours, mescola allegramente la sua base chaâbi con i picchi della rumba, l’energia del rap, le proiezioni ramate del funk, gli assolo taglienti della chitarra elettrica del suo amico colombiano Tito – la novità di questo disco.

Tutto è cantato in arabo, francese, spagnolo, le sue lingue preferite. E fornito da una band di musicisti provenienti da contesti diversi – “ un franco-serbo-croato, un quebeco-peruviano, un bretone, un Berrichon, un tunisino, di Parigi…” – davanti ad un pubblico altrettanto variopinto – “dMarocchini, algerini, tunisini, francesi, bretoni (!), latini, giovani, anziani… » « Sono contrario ad ogni forma di stigmatizzazione! », afferma colui che dice di seguire due fili musicali: il lignaggio africano e il percorso zingaro.

Tutto questo suona, nelle sue canzoni, in modo stranamente fluido, di un pezzo unico, senza cuciture apparenti: “ Alla fine è tutta una questione di dosaggio, come in cucina. La vita mi ha insegnato a dosare le spezie: tanta quantità di cumino, di curry. La semplicità arriva con l’esperienza », illumina questo avventuriero, che finì per preparare le sue valigie da zaino in spalla nel Finistère a Douarnenez, un paio di anni fa, « perché gli offrivano da bere su ogni terrazza dove [il] giocato ».

Canti libertari e fraterni

Ma non lasciarti ingannare! Dietro questa colonna sonora festosa e mista, Labess consegna, come Manu Chao, il suo “fratello maggiore”, solidi messaggi politici e inni alla fraternità, che contaminano l’ascoltatore dal nulla. Prima c’è quest’inno alla libertà, Dima liberocon accenti latinoamericani che, partendo dal suo percorso di vita, denuncia il “ sordido razzismo “, IL ” la colpa è sempre stata data agli immigrati “, e saluta in cambio il ” fratelli incontrati sul pianeta » e il “ clandestini così caldi che scalderanno il cuore di un eschimese ». « Vorrei abolire ogni tipo di confine: mentale, politico, musicale… “, confessa.

C’è anche questo brano d’apertura, tenero e combattivo, doloroso, ma cantato su ritmi e armonie allegre, dal titolo sobrio Palestinainterpretato in spagnolo, arabo ed ebraico, che descrive da diverse prospettive, tutte piene di speranza, la drammatica situazione di questo territorio: “ Ci sono stato molte volte. Ho fatto una campagna lì…. Proprio di recente ero in video con attivisti di Gaza. Ho sovvenzionato lì un centro per orfani, che ora è bombardato. Molte persone che conosco sono morte. Non riesco a stare zitto… », descrive con commozione.


Con i colori africani denuncia anche le tragedie nate dai conflitti e le loro assurdità: “ Spesso la guerra è con gli altri, credendo che sia colpa loro (…) E cadono gli amici, cade la notte, cadono le bombe » (La guerra). Viceversa, dentro Tutto quello che stiamo dicendo adessochiede la pace con tutti i suoi desideri. E dà nuova vita a un testo sufi, firmato Hadj Foudhil El Mernissi, in Koul Men Chaf Ghazali. « Anch’io sto seguendo un percorso spirituale “, ammette, con modestia.

Federare un’Olympia

E poi c’è questa canzone sulla storia dell’amore a prima vista, toccante poesia realistica in francese forgiata sullo zinco di un bistrot parigino (Rossano) ; e questo toccante e sublime inno all’amore, con sottofondo di flamenco, firmato dal poeta Cheikh Belkacem Oueld Saïd El Mostghanmi, Come stai?. E infine, per chiudere, questa cover in stile country e gitano, cantata in coro, del successo di Graeme Allright, Devo andareun cenno a suo padre, morto trent’anni fa, che amava questa canzone.

Perché ciò che distingue Nedjim, attualmente protagonista del film Barbès, Piccola Algeriain questo quinto album, è senza ombra di dubbio questo innegabile talento per le melodie efficaci, il suo modo di sublimare il dolore e la sua arte della gioia, inevitabilmente contagiosi. Un lato irresistibile e unificante che spiega l’Olympia gremita del 14 novembre. Dai corridoi della metro ai locali parigini più prestigiosi, ha sicuramente saputo tracciare il suo percorso nelle canzoni… Labess, va tutto bene!

Labess Dima libero (Arte luminosa) 2024

In concerto all’Olympia di Parigi il 14 novembre 2024.

Facebook/Instagram/YouTube/TikTok

-

PREV Gran Premio Rachid Benzine per il romanzo “I silenzi dei padri”
NEXT Per finire Taylor Swift