Prima di emigrare a Parigi per i suoi studi di cinema, la cantante deliziosamente eccentrica è cresciuta in Bretagna tra i suoni funk-rap-new jack di suo padre e la discoteca “diversa” di sua madre. Ricordi.
Di Valentine Duteil
Pubblicato il 10 novembre 2024 alle 15:30
la colonna sonora dell’infanzia della cantante Bonnie Banane, cresciuta in tre case diverse, variava a seconda di dove viveva: dalla musica afroamericana al trip hop, passando per Dario Moreno. Ci racconta i musical preferiti che hanno segnato la sua giovinezza.
Dove hai trascorso la tua infanzia e in quale ambiente?
Ho trascorso la mia infanzia e adolescenza in Bretagna, divisa tra la casa di mia madre, quella di mio padre e con i miei nonni. Ogni luogo aveva le proprie regole, la propria visione del mondo e dell’istruzione. Consideravo la scuola un passo necessario. Non mi sentivo davvero a casa lì. Né geek né popolare, un po’ timido e solitario, sapevo che non avrei avuto nessun amico di classe nella mia vita futura. Fuori dalla scuola praticavo danza classica. Mi piaceva anche fare spedizioni sui rollerblade da solo, fuori dalle zone a me consentite, per esplorare il territorio circostante. Dopo il diploma di maturità, a 17 anni, sono entrato alla scuola di cinema dell’Università Paris-VIII.
I tuoi genitori ascoltavano musica?
I miei genitori erano molto amanti della musica. Mio padre ascoltava molta musica afroamericana, funk, rap, new jack swing e R’n’B. Quando si svegliava, spesso metteva musica dal vivo di Stevie Wonder, Prince o Earth, Wind & Fire. Mia madre aveva una discoteca eterogenea. Amava i Massive Attack, Neil Young, John Lee Hooker. Ricordo il giorno in cui tornò a casa con il CD La pistola di mamma di Erykah Badu. I suoi gusti erano strani e inaspettati. A casa dei miei nonni ascoltavamo Henri Salvador, i Cori dell’Armata Rossa e Dario Moreno. Ogni domenica guardavano Fortuna con le canzoni.
Qual è la tua canzone preferita della tua infanzia?
Molte canzoni hanno segnato la mia infanzia, ma se devo sceglierne una, è Thriller, di Michael Jackson, per il video musicale che mi ha spaventato, per la danza, per la sua voce e per lui. L’ho scoperto quando avevo 4 o 5 anni ed è stata una grande rivelazione. A mio padre piaceva molto, mio fratello era un tifoso. Ci siamo ritrovati attorno alle sue canzoni, ci hanno unito. Proprio come quelli di Stevie Wonder. Da adolescente ascoltavo all’infinito Canzoni in chiave di vita, il libretto in mano, decifrando tutte le parole. Ho imparato l’inglese così. Avevo anche una vera passione per Pioggia viola, da Principe. Prima per l’album, poi per il film che mio padre mi ha permesso di vedere il giorno del mio sedicesimo compleanno. Ho riprodotto il DVD cinque volte di seguito durante la notte. E’ un film davvero brutto, ma è il mio preferito!
Qual è stato il primo concerto a cui hai assistito?
Quando ero bambino, ogni anno con mio padre andavamo al TransMusicales di Rennes. Ma il primo concerto che mi ha veramente segnato è stato quello dei Jamiroquai al Liberté, a Rennes. Avevo 8 anni. Ne ho ricordi incredibili. Il bassista aveva delle lucine incastonate sul manico del suo strumento, Jamiroquai stava facendo una verticale sul palco. Sono rimasto stupito.
Hai imparato la musica da bambino?
Ho preso lezioni di piano quando ero piccola. Non so dire per quanto tempo, non ricordo bene. Ho dimenticato tutto. A 23 anni, mentre attraversavo un periodo di sei mesi di grande solitudine che avevo scelto e apprezzato, ho cominciato a comporre suoni al computer e a scrivere testi. Pochi mesi dopo, sono tornata al Conservatorio d’Arte Drammatica di Parigi, dove ho imparato la tecnica vocale nei corsi di canto lirico. Durante il primo anno di Conservatorio trascorrevo tutto il mio tempo libero con un amico produttore che si era offerto di lavorare con lui sulle mie canzoni. Dopo un anno avevamo il materiale per un EP. Mi ha chiesto di trovare un’idea per un video musicale per il singolo (Muscoli), et Pianeta sexy è stato rilasciato nel 2020.
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Ricordi la prima canzone che hai scritto?
Le prime canzoni che ho scritto erano tutte in inglese. Componevo al computer ma mi sono reso conto molto presto dei miei limiti tecnici. La prima canzone che uscì si chiamava Muscoli.