“Avevo la sensazione che Virginia Woolf avesse scritto la mia biografia qualche decennio prima che io nascessi”

“Avevo la sensazione che Virginia Woolf avesse scritto la mia biografia qualche decennio prima che io nascessi”
“Avevo la sensazione che Virginia Woolf avesse scritto la mia biografia qualche decennio prima che io nascessi”
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Orlando (1928), di Virginia Woolf, ebbe figli. Rileggete quasi cento anni dopo la storia di questo poeta che attraversa i secoli (dal XVIe nel 20e) e cambiare sesso significa oggi riconoscere le persone trans o queer, dice il filosofo Paul B. Preciado, un uomo trans, nato nel 1970 in Spagna, nel suo primo lungometraggio, Orlando: la mia biografia politica – il film esce nelle sale dopo essere andato in onda su Arte. L’autore di Disforia mundi (Grasset, 2022), che invita al superamento del femminile e del maschile, ha fatto appello ad attori trans e queer, affinché ognuno di loro incarni a modo suo un Orlando contemporaneo.

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Qual è stata la tua analisi nel rileggere “Orlando”, in vista della realizzazione del film?

L’ho scoperto per la prima volta da adolescente, in una scuola cattolica [en Espagne], e penso che le brave suore non avessero affatto misurato la forza di trasformazione politica dell’opera! Rileggendolo, ho avuto la sensazione che Virginia Woolf avesse scritto la mia biografia qualche decennio prima che io nascessi…

Per me Virginia Woolf è la prima scrittrice non binaria, nel senso che, a scrivere Orlando, si pone al di fuori del sistema di differenziazione sessuale tra uomini e donne. È chiaro che è molto influenzata dal movimento suffragista, così come dalla cultura lesbica e flapper dell’epoca. Ha attraversato tutte queste culture senza identificarsi completamente con esse.

Leggendo gli altri suoi libri e i suoi diari, mi sono anche reso conto di quanto fosse oggetto di terribili violenze psichiatriche, ma anche familiari: è stata violentata da suo fratello quando era bambina. È stata internata più volte, ha resistito. Per me lei è in dissenso, sia con la mascolinità che con la femminilità.

Il tuo film, dici, è un adattamento documentario del romanzo, cosa intendi con questo?

È partito da questa convinzione cheOrlando è vivo, come se il personaggio fosse uscito dalla finzione. C’era un’urgenza letteraria e politica di adattare il libro: nel mio film, i diversi Orlando parlano e producono conoscenza di se stessi, grazie alla testimonianza di attori trans e non binari. Uno degli adolescenti che sono venuti al casting, Ruben Rizza, mi ha detto: “Sarò onesto, non l’ho letto affatto Orlando, di Virginia Woolf, ma ho letto la pagina di Wikipedia, e sono io”. In quel momento ho capito che il film era possibile.

Le battute talvolta mescolano le testimonianze degli attori e il linguaggio di Virginia Woolf. Come hai fatto?

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