la selezione musicale da “World Africa” #205

la selezione musicale da “World Africa” #205
la selezione musicale da “World Africa” #205
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Ogni venerdì, Il mondo africano presenta tre nuove uscite musicali ispirate o provenienti dal continente. Questa settimana è il momento delle ristampe con il funk sudafricano, la disco nigeriana e il folklore maliano.

«Scarpe rotte», il Soweto

Almon Memela è nato nel 1936 in un villaggio del KwaZulu-Natal, nella parte orientale del Sud Africa. All’età di 20 anni si trasferì a Johannesburg per lavorare nelle miniere… ma non passò molto tempo prima che lasciasse il segno nella con, nel 1963, la creazione del suo gruppo, Almon’s Jazz Eight. Ma fu solo nel 1975 che il chitarrista pubblicò un album a suo nome, Africa funkyseguito l’anno successivo da Scarpe rotte, un disco di due brani da quindici minuti pubblicato sotto lo pseudonimo di “Soweto” e registrato con l’orchestra del Pelican Club dell’omonima cittadina. L’etichetta canadese We Are Busy Bodies ristamperà questo tesoro funk poco conosciuto con un’inquietante chitarra venerdì 15 novembre, in vinile e digitale.

“Lead Ukot Akpa Itong”, ha scritto Sammy Obot

Fu più o meno nello stesso periodo che il panorama musicale nigeriano fu sconvolto dall’arrivo delle nuove tecnologie (drum machine, sintetizzatori, ecc.) e dei generi ad esse associati, come il pop, la disco, ma anche il reggae o il soul, che poi si scontrano con stili locali come la musica highlife e juju. Il risultato è una profusione di produzioni – non necessariamente tramandate ai posteri – come testimonia la compilation Volume speciale della Nigeria 3 che uscirà in vinile e digitale a fine novembre per l’etichetta britannica Soundway Records. Sono diciannove i pezzi pubblicati tra il 1978 e il 1993 in cui, come indica il sottotitolo, “L’innovazione elettronica incontra cultura e tradizione”.

“Club per bambini”, de Nahawa Doumbia

Ritorno alla tradizione, appunto, con l’album vol. 2, di Nahawa Doumbia, che l’etichetta americana Awesome Tapes From Africa – che gli aveva già dedicato la sua primissima uscita, nel 2011 – ristamperà all’inizio di dicembre in vinile, CD, cassetta e digitale. In quest’opera pubblicata inizialmente nel 1982, rimasterizzata dal disco LP perché non è stato possibile ritrovare la registrazione originale, la voce del cantante maliano si eleva, pura come un rivolo d’acqua, sopra le note di chitarra di N’ Gou Bagayoko, in una semplicità formale che nulla toglie alla sua forza suadente. Come nella canzone Monte Demisen, dove esorta i giovani del suo Paese ad essere più audaci e perseveranti nel lavoro.

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Africolor è tornato di nuovo all’opera

“Chi coprodurrà i prossimi Kutu, Twende Pamoja, Black Lagoon, quando in pochi ci crederanno all’inizio? Chi darà il benvenuto ai prossimi Muthoni Drummer Queen, BCUC, Ann O’aro, Angélique Kidjo, Danyel Waro, quando nessuno li conosce? » Sono le domande che si pone Sébastien Lagrave, direttore del festival Africolor, dopo essere stato escluso dal programma di aiuti del Centro Nazionale della Musica (CNM) in quanto l’evento si estende su più di trenta giorni – e non corrisponde quindi non l’idea che l’istituzione ha di festival. Una decisione che porterà “un deficit di 10.000 euro” per l’edizione 2024, già pesantemente colpita “dall’inflazione e dalla caduta delle dotazioni”, deplora Sébastien Lagrave.

In ogni caso, il festival dell’Ile-de-, che da trentacinque anni è pioniere della scena musicale africana e non si stanca di mettere in luce nuovi talenti, tornerà in ventotto città di cinque dipartimenti, dal 15 novembre a dicembre 24, con una programmazione fedele al suo spirito di scoperta e di sostegno al creato. Tra i 120 artisti presenti figurano il congolese Fulu Miziki Kolektiv (15 novembre a Pantin), la tanzaniana Siti Amina (21 novembre a Lilas) o la beninese Gangbé Brass Band (22 novembre a Nanterre)… Il programma completo è disponibile sul sito sito web del festival.

Fabien Mollon

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