Mercoledì nelle sale, il documentario “L'ombra del comandante” dà voce al figlio di Rudolf Höss, il boia di Auschwitz.
La regista tedesca Daniela Völker accompagna questo ottuagenario in un viaggio sulle orme del suo passato.
Un lavoro commovente e audace che mette in discussione la memoria, la resilienza e la capacità di perdono.
È un vecchio signore solitario, dall'andatura incerta, dalle spalle pesanti, dallo sguardo smarrito. Da bambino Hans-Jürgen Höss crebbe con i suoi quattro fratelli e sorelle in una bella proprietà accanto al campo di Auschwitz-Birkenau di cui il padre, Rudölf Hoss, fu zelante amministratore durante la seconda guerra mondiale. Dopo essere stata oggetto di una sorprendente fiction, The Zone of Interest di Jonathan Glazer, premiata a Cannes e agli Oscar, la storia di questa casa (quasi) ordinaria è oggetto di un affascinante documentario, L'ombra del comandante nelle sale questo mercoledì 6 novembre.
Hans-Jürgen Höss, all'età di 87 anni, testimonia per la prima volta davanti alla telecamera. La direttrice Daniela Völker ha impiegato più di un anno per convincerlo, aiutata nel suo compito dal figlio maggiore di quest'uomo di poche parole. Il pastore protestante Kai Höss, 63 anni, si sente profondamente in colpa per la sua eredità familiare. “Mio nonno è il peggior assassino di massa della storia dell’umanità”dichiara a bruciapelo. Una constatazione rafforzata dalla lettura della sua autobiografia, scritta in carcere, e nella quale non esprime il minimo rimorso. Un testo strabiliante, letto con la voce fuori campo per tutto il film.
All'inizio del documentario, Kai non capisce come suo padre abbia potuto ignorare la sorte dei prigionieri rinchiusi a due passi dalla sua stanza. “Ho avuto un'infanzia piacevole e idilliaca ad Auschwitz“, ammette l'ottuagenario a Daniela Völker. Il regista avrà allora un'idea audace: portare questo testimone come nessun altro in un viaggio sulle orme del suo passato. Prima in ciò che resta della proprietà che ha protetto la sua giovinezza Poi sul Dall'altra parte del muro, durante una sequenza che fa venire la pelle d'oca Tra i due, lei lo porterà negli Stati Uniti a trovare la sorella maggiore Inge-Brigitt, che non vede da diversi decenni.
L'ombra del comandante donne également la parole à Anita Lasker-Wallfisch, 99 ans, surnommée la “violoniste d'Auschwitz”. Dopo essere sfuggita alla morte, questa donna dal destino eccezionale si stabilisce nel Regno Unito dove costruisce la sua vita e avvia una brillante carriera internazionale. Elle a aussi donné naissance à deux enfants, dont Maya, une psychothérapeute avec laquelle elle entretient une relation complexe. Maya, 66 ans, estime que sa mère lui a transmis in utero une douleur qui a conditionné toute son existence. C'est elle qui est en réalité à l'origine de ce documentaire, suite à une rencontre qui a suscité la curiosité de la réalisatrice.
-
Leggi anche
“L'ombra del comandante”: chi era Rudolf Höss, il boia di Auschwitz?
Daniela Völker riunisce in modo abile e audace due generazioni di uomini e donne, segnati dalla barbarie nazista e dalle sue conseguenze. L'ombra del comandante mette in discussione la memoria, ma anche la resilienza e la capacità di perdono durante un incontro tanto improbabile quanto commovente tra Hans-Jurgen Höss e Anita Lasker-Wallfisch davanti a una tazza di tè. Un documentario straordinario, tanto più essenziale vista la notizia scottante.
>> L'ombra del comandante di Daniela Volker. 1h47. Nelle sale questo mercoledì, 6 novembre