Il capo dell’orologeria e della gioielleria Chanel teme una “banalizzazione del lusso” nel mondo

Il capo dell’orologeria e della gioielleria Chanel teme una “banalizzazione del lusso” nel mondo
Il capo dell’orologeria e della gioielleria Chanel teme una “banalizzazione del lusso” nel mondo
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“I clienti cominciano a porsi domande sul significato di questo settore”, preoccupa il capo dell’orologeria e della gioielleria Chanel, che teme una forma di “stanchezza del lusso”.

Gli anni 2025 e 2026 saranno “complicato” per il settore del lusso, ritiene il capo della divisione orologi e gioielli di Chanel in un’intervista al quotidiano svizzero Tempoavvertendo che il “banalizzazione” il lusso contribuisce alla crisi che il settore sta attraversando. Dopo tre anni di crescita molto forte, il lusso è ora scosso dal calo della domanda in Cina, un mercato chiave dove i consumi soffrono il rallentamento dell’economia, la crisi immobiliare e la disoccupazione giovanile.

Tuttavia, secondo Frédéric Grangié, presidente della divisione orologeria e gioielleria di Chanel, l’attuale crisi del lusso può essere spiegata dal contesto geopolitico ed economico e dalla presenza significativa di alcuni marchi in Cina. Ma anche da “un terzo fattore che è molto più preoccupante e che spiega perché questa crisi durerà potenzialmente più a lungo” che è una forma di “stanchezza del lusso”spiega nelle colonne del quotidiano svizzero. “Questa sensazione colpisce i mercati maturi, dove i clienti cominciano a porsi domande sul significato di questo settore”osserva. “I primi due fattori sono ciclici” et “questo passerà”secondo lui. Ma “questa crisi influenzerà più profondamente la nostra attività” auto “i clienti sono stanchi di farsi bastonare dal lusso”giudica.

Per il terzo trimestre, il numero uno mondiale del settore, il colosso francese LVMH ha registrato un calo delle vendite del 4,4% mentre quelle del concorrente Kering (proprietario in particolare di Gucci) sono diminuite del 15%. Secondo Frédéric Grangié, “gli anni 2025 e 2026 saranno complicati” ma la casa fondata nel 1910 da Gabrielle Chanel – che non è quotata in borsa e fornisce pochissimi dati sulla sua attività – può permettersi “guardare alle crisi con una prospettiva completamente diversa”.

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Innanzitutto perché il gruppo aveva scelto di svilupparsi “a tappe” in Cina, e oggi c’è una presenza “più piccolo” rispetto ai suoi concorrenti solo con «16 boutique». Ma anche perché l’azienda lo è “indipendente” et “famiglia da diverse generazioni”che gli permette di concentrarsi sugli sviluppi a «a lungo termine»si difende. Secondo lui rischiano di diventare episodi di crisi nel settore del lusso “più frequente”che richiede di porre l’accento “scelte a lungo termine”.

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