Cheb Khaled criticato in Algeria, ma celebrato in Marocco

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Boicottato in Algeria, Cheb Khaled ha tenuto un concerto giovedì durante il festival “Fun” di Casablanca. Come da tradizione, molti algerini hanno approfittato di questa occasione per attaccarlo e insultarlo. Insufficienti per minare il morale del re del raï. Sul web ha documentato i dettagli dei suoi preparativi per la serata, e ha condiviso con i suoi abbonati l’atmosfera del concerto, al quale hanno assistito numerosi spettatori marocchini. Lo hanno accolto e gli hanno dato il loro sostegno. Il Marocco è il secondo paese, hanno detto, insistendo sul fatto che arte e politica non dovrebbero essere mescolate.

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Da molti anni molti algerini se la prendono con Cheb Khaled, originario di Orano e sposato con una donna marocchina, a causa della sua vicinanza ad alcuni leader marocchini, in particolare al re Mohammed VI. Ha anche la nazionalità marocchina. Nel 2019, ha dovuto affrontare le critiche degli algerini a causa della canzone che ha composto per la nazionale marocchina, nell’ambito della Coppa delle Nazioni africane di calcio (CAN d’Egitto). È stato anche criticato per la comparsa della bandiera marocchina nel videoclip del singolo tributo intitolato “Ismouha Beirut” (“Il suo nome è Beirut”) in solidarietà e sostegno al popolo libanese in seguito alla doppia esplosione mortale avvenuta il 4 Agosto 2020 a Beirut.

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Lo scorso febbraio, l’icona mondiale da più di 40 anni, in un video pubblicato sui social network, si è rivolto ai suoi connazionali che nel frattempo lo accusavano di rinnegare le sue origini e la sua patria a vantaggio del Marocco, di cui privilegia gli interessi. “Resto algerino, e se ho offeso qualcuno, non era intenzionale… chiedo scusa a tutti”, ha detto il cantante, aggiungendo che rimarrà algerino, nonostante tutto. “Nessuno può sradicarmi dalla mia terra natale, qualunque cosa accada. Siamo tutti fratelli e che Dio abbia pietà dei martiri”.

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