Gilles Hertzog, Un miracolo chiamato Rushdie – Le regole del gioco

Gilles Hertzog, Un miracolo chiamato Rushdie – Le regole del gioco
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“Che cosa dovresti dire a un uomo che ti dice che preferisce obbedire a Dio piuttosto che agli uomini e che quindi è sicuro di meritarsi il paradiso tagliandoti la gola? » (Voltaire, Dizionario filosofico.)

È una lunga coorte di fuoco e di sangue, che attraversa tutta la storia dell’Occidente e arriva a colpirci: la guerra all’ultimo sangue dei fanatici contro i seminatori di libertà.

Agli albori dei tempi moderni, il flagello dei vigilantes in lotta contro ogni pensiero religioso dissidente colpì il riformatore Jean Huss (nel 1415), Etienne Dolet (nel 1546), Giordano Bruno (nel 1600), tutti consegnati al rogo redentore per delitto di eresia. Lo stesso omicidio, trasformato in lotta contro la libertà di parola e di pubblicazione, falciò Marat nel 1793, così come il polemista Paul-Louis Courier nel 1825.

Il massacro continuò nel XX secolo, con Federico Garcia Lorca giustiziato dai falangisti spagnoli nel 1936; raggiunse il culmine con l’assassinio di tredici poeti ebrei sotto Stalin nel 1952; l’OAS mise a morte il poeta algerino Mouloud Feraoun nel 1962; un uomo squilibrato uccide John Lennon nel 1980; il traduttore giapponese di Versetti satanici Hitoshi Igarashi pagò con la vita nel 1991; Il premio Nobel Naguib Mahfouz è stato accoltellato al Cairo nel 1994 ed è scampato per un pelo; il regista Theo van Gogh è stato ucciso nel 2004 da un islamista; la scrittura di Charlie Hebdo è stato decimato nel 2015 dallo stesso desiderio di vendetta e di purezza; e, quasi due anni fa, Salman Rushdie è scampato per un pelo a una morte violenta. Ne ha appena scritto in un libro intitolato Il coltelloe che libro!

12 agosto 2022. Chautauqua Amphitheatre, New York, 10:45. Salman Rushdie prende posto sul podio per parlare dell’accoglienza degli scrittori minacciati nel proprio paese.

“In quel momento ho visto l’uomo in nero correre verso di me lungo il corridoio situato sul lato destro dei sedili. Abiti neri, maschera nera sul volto, è arrivato minaccioso e concentrato, un vero missile. Mi alzai e lo guardai avvicinarsi. Non ho provato a fuggire. Ero pietrificato. (…) Il mio primo pensiero quando ho visto questa figura omicida correre verso di me è stato: “Quindi sei tu. Eccoti.” (…) Il mio secondo pensiero: “Perché ora ? Veramente ? È passato così tanto tempo. Perché adesso, dopo tutti questi anni?»

Riesco a distinguere ogni passo della sua corsa frenetica. Mi vedo alzarmi e girarmi verso di lui. Alzo la mano sinistra in un gesto di legittima difesa. Ci affonda il coltello. Poi ho ricevuto numerosi colpi, al collo, al petto, all’occhio, ovunque. Sento che le mie gambe cedono e crollo. »

L’attacco è durato ventisette secondi. Rushdie ha settantacinque anni.

“Ricordo che ero sdraiato a terra e guardavo la pozza di sangue che defluiva dal mio corpo. “È un sacco di sangue”, mi sono detto. E poi ho pensato: sto morendo. »

No, il grand’uomo non morirà.

Non è stato divertente. Non nascondendoci nulla sui protocolli clinici a cui è stato sottoposto il suo corpo straziato, il suo libro è il commovente resoconto di questo miracoloso salvataggio, dove ognuno ha avuto la sua parte, a cominciare da lui stesso, il personale infermieristico di due ospedali americani, la sua famiglia londinese, gli amici da tutto il mondo e, soprattutto, sua moglie Eliza, poetessa e fotografa, “fatta di bellezza e di terrore”, che lo riporterà indietro dai confini dell’inferno con la forza dell’amore.

Riprendendo conoscenza, Rushdie è sopraffatto da visioni di palazzi, di grandiose costruzioni fatte con le lettere dell’alfabeto. Vede in sogno la partita a scacchi del cavaliere contro la morte, in Il settimo sigillo di Ingmar Bergman, sogna un po’ più tardi Zattera della Medusa, di Géricault, dove tutti i naufraghi sono surrealisti che si strappano gli occhi a vicenda. Sul suo letto di sofferenza, l’uomo-scrittore che è in punta di unghie, sogna, immagina, prende nota di tutto, porta questo specchio di sé fino ai confini della sua vita, come un inviato speciale nei territori di dolore e Male.

Il suo libro, nella guerra di storie che contrappone bugie e propaganda alle fucine della coscienza umana, è una magnifica guida per andare avanti di fronte all’orrore del presente, di fronte al settarismo, alle regressioni populiste, religiose e imperiali ovunque lavorare nei cinque continenti, e mantenere la speranza di un mondo umano, ritornato sotto il sole della ragione.

Salman Rushdie, fratello umano.

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