Amore, tratta e violenza in Messico

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Arresto dei leader del cartello Juarez a Città del Messico nel 2014. SUSANA GONZALEZ/BLOOMBERG VIA GETTY IMAGES

“La storia di Diana. Traffico di droga e politica nel Messico settentrionale”, di Sabine Guez, Anacharsis, “Les ethnographiques”, 252 p., €21.

Le prime immagini che vengono in mente quando si pensa a Ciudad Juarez, una grande città nello stato di Chihuahua nel Messico settentrionale, sono quelle dei cadaveri delle donne abbandonati nel deserto. Secondo Amnesty International, tra il 1993 e il 2008 ne sono stati trovati almeno 1.653. Ciudad Juarez, separata da El Paso, in Texas, dal Rio Bravo (Rio Grande), è uno dei principali punti di attraversamento via terra della droga verso gli Stati Uniti. È considerata la città più pericolosa del mondo. Nella primavera del 2024, vi si sono verificate 100 morti violente al mese.

Ex giornalista diventata antropologa, Sabine Guez vi si reca regolarmente dal 1998, raccogliendo storie di vita dalla gente del posto. Dopo una tesi, discussa nel 2016, esse costituiscono il materiale per il suo primo libro, La storia di Dianadove questa lunga esperienza si cristallizza in un'indagine approfondita sul destino di una donna, Diana, e di suo marito, Gilberto Ontiveros, noto come “El Greñas” (“il capello”), che è stato uno dei principali organizzatori del traffico di marijuana negli anni '70 e '80.

La tesi si intitolava “Antropologia dell’ordinario del narcotraffico”. Il focus, per il libro, è stato ridotto. La sfida resta la stessa: cercare di capire cosa sta succedendo attorno al Rio Bravo osservando il modo in cui le persone vivono lì. Una ricerca della normalità nel cuore dell’eccezionale che, dal momento in cui Diana entra in scena, si incarna, per l’antropologo, in una domanda ossessiva: perché ha sposato El Greñas?

Perché questi due, in superficie, non avrebbero mai dovuto incontrarsi. Diana, che proviene da una dinastia politica, ha un acuto senso del suo “alta nascita”. Gilberto, nato in una famiglia povera, si è fatto strada da solo, iniziando come piccolo trafficante. È diventato molto ricco, ma Diana non aveva bisogno di niente. C'era qualcos'altro. Quando Sabine Guez lo ha incontrato nel 2006, aveva 53 anni e si era separata da tempo dal trafficante. Ha detto di aver commesso un errore sposandolo. Ma lei vacilla, ambivalente, incapace di sistemare la sua storia. “È stata un'avventura”dice. Insieme, erano “al corrente”Tuttavia, nulla basta a spiegare scelte che, a distanza di anni, continuano a turbarla.

“I trafficanti sono popolari”

Questa è la normalità di una vita: i sentimenti che ti trascinano ti sembrano chiari, ma cambiano, e alla fine non capisci più niente. La grande forza del libro è saper mantenere questo galleggiamento esistenziale, senza il quale una storia di vita si trasforma in finzione teorica, e non fermarsi lì. Negli spazi vuoti delle coscienze, l'autore sa individuare le questioni che stanno al di là di loro e contribuire a spiegare le proprie scelte. Scelte “a metà strada”scrive. L'altra metà, come sempre, è sociale.

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