La Grande Moschea di Parigi accusata di aver organizzato un sistema monopolistico di certificazioni halal

La Grande Moschea di Parigi accusata di aver organizzato un sistema monopolistico di certificazioni halal
La Grande Moschea di Parigi accusata di aver organizzato un sistema monopolistico di certificazioni halal
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Una vicenda che metterà ulteriormente a dura prova i rapporti tra Parigi e Algeri. In un articolo pubblicato questo lunedì, 20 gennaio, L’Opinione spiega che la Grande Moschea di Parigi avrebbe organizzato, con il sostegno delle autorità algerine, un sistema monopolistico di certificazioni halal.

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“Si tratta di una tassa obbligatoria applicata a tutti i prodotti dell’Unione Europea esportati in Algeria”indica il giornale. Un’attività che avrebbe fruttato 5 milioni di euro nel 2024, per un semplice logo apposto su yogurt, torte o omogeneizzati.

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Lo precisa anche il quotidiano “Le autorità francesi non sono state informate di un meccanismo ufficialmente destinato a finanziare il culto musulmano, ma la destinazione dei fondi resta poco chiara”.

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Dopo essere venuto a conoscenza di queste informazioni, Matthias Renault, deputato della RN per la terza circoscrizione elettorale della Somme, ha annunciato in un messaggio su

“Questo sistema potrebbe equivalere ad un’estorsione”

“Per decisione dei servizi doganali algerini, la Grande Moschea di Parigi è designata come unico operatore della certificazione rituale halal per un ampio elenco di prodotti esportati dalla Francia in Algeria, istituita dal Ministero dell’Industria algerino, molto au- al di là delle raccomandazioni religiose in materia”scrive il parlamentare.

Prima di continuare: “Poiché la certificazione è a pagamento, il sistema così istituito, obbligatorio per l’esportazione, è simile a un dazio doganale sull’esportazione, ostacolando la concorrenza.” E per aggiungere questo “questo sistema potrebbe costituire estorsione ai sensi dell’articolo 312-1 del codice penale”. Se tali fatti sono comprovati, il reato è punito con sette anni di reclusione e con una multa di 100.000 euro.

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