È morto il fotografo italiano Oliviero Toscani, re della provocazione

È morto il fotografo italiano Oliviero Toscani, re della provocazione
È morto il fotografo italiano Oliviero Toscani, re della provocazione
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Ha “iniziato il suo prossimo viaggio”. La famiglia del fotografo Oliviero Toscani ha annunciato alla stampa la morte dell’artista 82enne. Provocatore, figura essenziale della cultura pop, fu famoso in particolare per le sue campagne pubblicitarie per il marchio di moda United Colors of Benetton. Soffriva di amiloidosi, una malattia rara.

“È con immensa tristezza che annunciamo la notizia che oggi, 13 gennaio 2025, il nostro amato Oliviero ha intrapreso il suo prossimo viaggio”, si legge in un comunicato firmato “Kirsti Toscani con Rocco, Lola e Ali”, intitolato dopo la moglie Kirsti e i loro figli, citati dall’agenzia di stampa italiana Ansa. Invitano alla “riserva” e alla “comprensione”, “per questo momento che desideriamo vivere nell’intimità della famiglia”.

Il fotografo ha lasciato la sua casa a Casale Marittimo, in provincia di Pisa, venerdì mattina e da allora era ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Cecina di Livorno, secondo il canale televisivo pubblico italiano Rai News. Non era più cosciente e i medici avrebbero notato lesioni su alcuni organi vitali. «Sembra una strada senza ritorno», ha confidato la moglie Kirsti Moseng, ex modella che ha fatto parte della vita di Oliviero Toscani per 50 anni.

“Sono sempre stato libero”

L’artista aveva rivelato l’estate scorsa di soffrire di un “male incurabile”, dicendo al Corriere della Sera di non sapere “quanto gli restava da vivere”. Ha confidato anche di aver perso 40 kg in un anno. Secondo Rai News due anni fa gli era stata diagnosticata l’amiloidosi. Si tratta di una patologia rara e grave, che provoca la deposizione di proteine ​​anomale, che si accumulano gradualmente nei tessuti e negli organi, fino a interromperne il funzionamento. La sua gravità dipende dal tipo di organo interessato dalla malattia.

Nato nel 1942 a Milano, figlio lui stesso di un reporter, Oliviero Toscani si è affermato come un nome chiave della fotografia e della pubblicità, firmando campagne per numerose istituzioni, come la Croce Rossa o l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite. Uniti per i rifugiati, ma anche per marchi come Esprit, Chanel, Toyota, Inter Football Club… Ha lavorato anche a campagne di prevenzione, tra cui sulla sicurezza stradale, contro la violenza sulle donne e persino contro l’anoressia, secondo Rai News.

Ma sono stati soprattutto i suoi lunghi anni di collaborazione con il marchio United Colors of Benetton a lasciare il segno: ha sviluppato una strategia di comunicazione difendendo messaggi di pace, tolleranza e lotta per l’uguaglianza, ma affrontando anche questioni sociali come l’AIDS o la morte pena. Al punto da scandalizzare parte dell’opinione pubblica.

La campagna Benetton “HIV – Positive” per l’autunno-inverno 1993, a cura di Oliviero Toscani.

Si ricordano così diverse immagini scioccanti: corpi recanti la scritta “HIV Positive”, un ritratto di una suora e un prete che si baciano, o ancora, questa volta per il marchio Jesus, una foto di shorts in denim con la scritta “Chi mi ama segua Me.”

La campagna “Prete e suora” di Benetton per l’autunno-inverno 1991, di Oliviero Toscani.

Dal suo studio in Toscana ora realizza progetti editoriali, libri, programmi televisivi, mostre e spettacoli. Le sue opere sono esposte nei musei di tutto il mondo, e hanno vinto numerosi premi, tra cui quattro premi al Festival Internazionale della Creatività di Cannes, uno dei premi più prestigiosi nel settore della pubblicità e della comunicazione.

Durante un’intervista al Corriere della Sera, l’estate scorsa, aveva detto di non temere la morte: «A patto che non faccia male. E poi ho vissuto troppo, ho vissuto troppo bene, sono viziato. Non ho mai avuto un maestro, uno stipendio, sono sempre stato libero”, ha detto.

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