scopri la fotografa e attivista siciliana che ha sfidato la mafia attraverso il suo obiettivo

scopri la fotografa e attivista siciliana che ha sfidato la mafia attraverso il suo obiettivo
scopri la fotografa e attivista siciliana che ha sfidato la mafia attraverso il suo obiettivo
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Fino al 18 maggio 2025 potrete scoprire la mostra itinerante al Castello di Tours, in collaborazione con il Jeu de Paume, sull’opera di Letizia Battaglia. Attraverso più di 500.000 foto, questo iconico fotografo italiano ha catturato la violenza delle guerre di mafia celebrando la vita isolana e la speranza incarnata dalle generazioni più giovani.

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Nata a Palermo, capoluogo della Sicilia, nel 1935, Letizia Battaglia si sposa all’età di 16 anni. Le sue ambizioni letterarie sono ostacolate da un marito che la relega al ruolo di casalinga e madre. Fu solo dopo il divorzio che iniziò la carriera di giornalista, a Milano, all’alba degli anni ’70. Con reportage sull’evoluzione della morale in Italia per diverse riviste, dove ha firmato sia l’articolo che le fotografie che lo illustrano.

“All’inizio era più interessata alla scrittura e la sua carriera come fotografa è iniziata piuttosto tardispiega Walter Guadagnini, curatore della mostra e direttore di Camera, centro italiano per la fotografia. Dovette ricorrere all’apprendimento della tecnica, che non le interessava molto. Per lei contava il cuore, il coraggio di scattare la foto”.

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Boris Giuliano, capo della Squadra Mobile, sul luogo di un omicidio in piazza del Carmine. Palermo, 1978.

© Archives Letizia Battaglia

Letizia Battaglia dimostrò il suo grande coraggio nel 1974, dopo il suo ritorno a Palermo. Divenuta direttrice del servizio fotografico del quotidiano L’Ora, documentò giorno dopo giorno i tragici fatti di mafia che insanguinarono la Sicilia per più di un decennio. Fotografare scene del crimine e cadaveri, funerali e arresti senza alcun filtro, avvicinandosi il più possibile alla scena.

Mentre i principali protagonisti delle sue foto, magistrati e agenti di polizia, muoiono assassinati, Letizia mette in pericolo la sua vita con le foto delle vittime esposte sui giornali e negli spazi pubblici. Deve anche affermarsi come donna in un mondo professionale e in una società ancora molto maschilista.

I due temi principali della sua carriera sono da un lato la morte e dall’altro la vita. Ha spiegato che ha incontrato la morte perché era il suo lavoro e che voleva testimoniarlo affinché il popolo si opponesse alla mafia. E poi c’erano le sue numerose foto di bambini, di ragazzi, che certamente rappresentavano ai suoi occhi la speranza di un mondo migliore.

Walter Guadagnini, Commissioner of the Exposition Letizia Battaglia

L’immenso lavoro (più di 500.000 fotografie!) di Letizia Battaglia non si limita, infatti, alle guerre di mafia che insanguinarono in quel periodo l’Italia. In Sicilia fotografa con passione tutti gli aspetti della vita isolana, la sua complessità e i suoi contrasti, tra l’estrema povertà che vi regna e le classi benestanti della regione. Denuncia la realtà sociale e urbana devastata di Palermo, rappresenta regolarmente le popolazioni più vulnerabili, in particolare donne e bambini.

Nel 1986, a seguito del lavoro investigativo svolto dai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, iniziò il “maxiprocesso Palermo” contro gli assassini di Cosa Nostra, ma soprattutto contro i capi clan e i loro alleati politici. Alle condanne pronunciate nel 1992 fece seguito l’assassinio dei due giudici inquirenti e dei loro accompagnatori. Letizia Battaglia mette fine alla sua attività di fotoreporter, stremata dal contatto quotidiano con la violenza e la morte, e dall’apparente incapacità della città di Palermo di ribellarsi a questo stato di cose.

  • Mostra di Letizia Battaglia allo Château de Tours, fino al 18 maggio 2025.
  • Orari, prezzi e informazioni sul sito del castello.

Articolo originariamente pubblicato il 4/12/2024

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