sei grandi eventi da non perdere nel 2025

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► “Artemisia. Eroina dell’arte” al Museo Jacquemart-André (Parigi)

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JACQUEMART-ANDRE “Ester e Assuero”, di Artemisia Gentileschi, 1620 Olio su tela, 208,3 x 273,7 cm. / Trujillo Juan / Museo Metropolitano d’Arte

Pittrice messa in pensione da Cosimo II de Medici, ricercata dai re di Spagna, Francia e Inghilterra, Artemisia Gentileschi (1593-1656) fu molto famosa ai suoi tempi. Il processo vinto insieme al padre contro il pittore Agostino Tassi, che la violentò quando aveva 17 anni, ne fece anche un’eroina del femminismo. Attraverso una quarantina di dipinti, tra cui prestiti da importanti musei stranieri, la mostra al Museo Jacquemart-André esplorerà sia i suoi potenti dipinti mitologici sia i suoi ritratti intrisi di psicologia, alcuni dei quali sono stati recentemente riscoperti.

► “L’arte è in strada” al Museo d’Orsay (Parigi) e al Museo Toulouse-Lautrec (Albi)

I loro nomi sono Chéret, Mucha, Steinlen, Grasset, Jal (alias Jane Atché) o Bonnard… I loro manifesti, che celebrano le stelle del palcoscenico, le bevande alcoliche o gli sciroppi per la tosse, invadono la moderna Parigi di Haussmann nella seconda metà del XIX secolo.

Il museo d’Orsay celebra quest’arte portata in strada, vettore di una nuova società di consumo e di piaceri, ma anche di idee anarchiche con Jules Grandjouan. Il Museo Toulouse-Lautrec di Albi si concentrerà sui manifesti dei bambini del paese.

Dal 18 marzo al 6 luglio (Parigi), dal 29 aprile al 31 agosto (Albi)

► “Feste e celebrazioni fiamminghe” al Palais des beaux-arts (Lille)

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Festa tradizionale ad Anversa con il gigante Druon Antigon, XVII secolo. Dipinto di Erasmus de Bie. / Stéphane Maréchalle / RMN-GrandPalais

Si tratta dell’evento espositivo della nuova stagione culturale di Lille, con il tema della “fiesta”. In collaborazione con il Louvre e i Musei Reali del Belgio, il Palazzo delle Belle riunisce un centinaio di opere di Brueghel, Jordaens, Rubens e altri che esplorano la vitalità delle feste religiose o pagane nelle Fiandre dal XVI al XVII secolo. Dal carnevale alle fiere fino al Dodicesimo Giorno, questa ricca tradizione nordica – ancora attuale – unisce la gioiosa socialità ad una funzione di sfogo.

► “Parigi Nera” al Centre Pompidou (Parigi)

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“Leda e il cigno” di Roland Dorcély, 1958 / Foto Fabrice Gousset / Courtesy Loeve&Co

In che modo molti artisti neri hanno accompagnato a Parigi, a partire dagli anni Cinquanta, la lotta per i diritti civili e l’indipendenza delle nazioni africane, affermando al tempo stesso la loro cultura mista? È tutta questa scena, invisibile per troppo tempo nelle storie della modernità, che il Centre Pompidou onora attraverso quasi 150 creatori africani, caraibici e afroamericani che hanno sede o hanno risieduto per un certo periodo nella capitale. Una promessa di grandi scoperte accompagnata da una retrospettiva dei film della regista Sarah Maldoror, scomparsa nel 2020.

► “Raphaël Barontini” al Palais de Tokyo (Parigi)

Lo scorso inverno Raphaël Barontini ha incantato il Pantheon con il suo corteo, i suoi costumi e i suoi paramenti che mettevano in risalto gli eroi dimenticati della lotta per l’abolizione della schiavitù. Il giovane quarantenne torna, questa volta al Palais de Tokyo, con nuovi collage e performance che mescolano tutti i tipi di immagini per raccontare le sue contro-storie, legate ai suoi antenati delle Antille, su una frase di Aimé Césaire: “Da qualche parte nella notte la gente balla. »

► “Music + Life”, retrospettiva di Dennis Morris, Casa Europea della Fotografia (Parigi)

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Bob Marley fotografato da Dennis Morris, 1977 / © Dennis Morris

Dai quartieri caraibici dell’East London alle scene reggae e punk britanniche, Dennis Morris ha dedicato la sua vita alla fotografia e alla musica. Fotografo, ma anche grafico, direttore artistico e musicista, questo britannico di origini giamaicane è autore di immagini iconiche di Bob Marley, dei Sex Pistols e di Marianne Faithfull. Testimoni privilegiati dell’emergere di nuove identità culturali, le sue immagini raccontano la sete di trasformazione dei giovani nell’Inghilterra postcoloniale.

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