Zurbaran, il pittore delle apparizioni del Museo di Lione

Zurbaran, il pittore delle apparizioni del Museo di Lione
Zurbaran, il pittore delle apparizioni del Museo di Lione
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Emergendo dall’oscurità nella sua veste tessuta in casa, con la bocca aperta in estasi, il San Francesco d’Assisi di Francisco de Zurbaran (1598-1664), al Museo delle Belle di Lione. Il visitatore sa che questa figura rappresenta una persona morta, che appare viva? L’artista dipinse la visione che papa Niccolò V avrebbe avuto, nel 1449, presso la basilica di Assisi, mentre apriva la tomba del Poverello.

Il pontefice avrebbe scoperto il santo in piedi, con gli occhi aperti, la carne rosa, il sangue fresco che sgorgava da uno stigma sul piede. Un’apparizione miracolosa che Zurbaran riattiva con la sua figura scultorea, a grandezza naturale, la cui ombra proiettata si staglia nel chiaroscuro di un’alcova. “È l’arte della tortura (…)ma quale grido d’amore soffocato dall’angoscia sgorga da questa tela! “, s’enthousiasmera Huysmans.

Un’arte illusionista ed essenziale

Questo capolavoro, già di proprietà delle suore francescane delle Colinettes a La Croix-Rousse, fu acquisito nel 1807 dal Museo di Lione. Ludmila Virassamynaïken, curatrice di dipinti e sculture antiche, gli dedica una straordinaria mostra che riunisce un centinaio di opere tra cui una dozzina di dipinti di Zurbaran, facendo luce sulla genesi di questa creazione e sulla sua posterità ancora feconda.

Le composizioni essenziali del maestro parlano al nostro gusto moderno. Dalla prima stanza, ilAgnello con le gambe legate si irradia, con il suo vello pennellato in tocchi lanosi, su una pietra fredda che evoca l’altare del sacrificio. Accanto, una processione di pentole rimosse su un fondo di ebano conferma il talento di Zurbaran nel rendere la lucentezza di un piatto di peltro, il bianco smaltato di una brocca. Stessa arte del trompe l’oeil in questo Il velo di Veronica, come sospesi a due fili e uno spillo, davanti allo stupefatto visitatore.

Una firma trovata

In questa età dell’oro spagnola, la Riforma cattolica contava sul potere di tali immagini, come sul culto dei santi, per l’edificazione dei fedeli. L’ordine francescano, dominante in Europa, diede luogo ad un proliferare di effigi del suo fondatore, come asceta o penitente. Zurbaran, che porta lo stesso nome del santo, lo rappresenterà, con i suoi assistenti, almeno cinquanta volte.

In questo dipinto del Museo Saint-Louis, la figura religiosa, persa nella contemplazione di un teschio, si staglia come una fiamma nella notte. In quest’altro, ancora più suggestivo, proveniente dalla National Gallery di Londra, un riflettore divino sfiora il volto incappucciato del Poverello, inginocchiato in preghiera. E pensare che questo gioiello adornò, dal 1838 al 1848, la “galleria spagnola” di Luigi Filippo al Louvre, contribuendo alla spettacolare riscoperta di Zurbaran in Francia, allora rappresentata da 81 dipinti! All’abdicazione del sovrano, la Seconda Repubblica, brava ragazza, gli permetterà di portare in esilio la sua collezione, che finirà dispersa all’asta a Londra…

Una fonte di ispirazione sempre viva

Al centro della mostra di Lione, il confronto di San Francesco d’Assisi del museo con altre due versioni conservate a Barcellona e Boston offre un altro punto forte. Restaurato grazie agli Amici del museo, il primo ha rivelato una firma dell’artista e una data, “1636”. Il che potrebbe renderlo il dipinto principale della serie, se contiamo sul fervore del volto e sulla notevole trama del vestito. Il pittore si sarebbe ispirato a una scultura lignea policroma dello stesso santo “mummificato”, realizzata intorno al 1620 per un convento di Valladolid. E, in cambio, ne darà origine ad altri San Francesco scolpiti, impressionanti con i loro occhi di vetro e i loro denti d’avorio o di osso.

Nel XIX secolo, i monaci di Zurbaran – spesso copiati – alimentarono rappresentazioni mistiche, come questi ritratti di Sar Péladan, fondatore dell’ordine dei Rosacroce, di Zacharie Astruc o Alexandre Séon. Nel 1937, in piena Guerra Civile Spagnola, Javier Bueno lo ricordò per raffigurare la toccante Esecuzione di un contadino spagnolo. Prestiti dal Museo Galliera di Parigi, anche i modelli di Madame Grès, Cristobal Balenciaga e Azzedine Alaïa prendono in prestito i disegni geometrici del pittore tenebrista. Non sono esclusi gli artisti contemporanei che, da Djamel Tatah a Owen Kydd, riprendono le sue silhouette incappucciate, lo sguardo ormai inchiodato al suolo, in una perdita di trascendenza.

Fotografare il San Francesco da Lione, Éric Poitevin racconta, come in un bagno di sviluppatore, il miracolo di questa apparizione. Alternativamente sottoesposte o sovraesposte, le sue grandi stampe la fanno emergere dall’ombra qui e scomparire nella troppa luce là. Un omaggio ultra sensibile.

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Zurbaran, reinventare un capolavoro al Museo delle Belle Arti di Lione, mostra inclusa La Croce è partner, fino al 2 marzo. Prezzo: 12€, 7€, gratuito – 18 anni.

Il catalogodella mostrasotto la direzione di Ludmila Virassamynaïken, con testi degli specialisti Odile Delenda, Javier Portus Perez, Maria Cruz di Carlos Varona (El Viso, 336 p., €38).

Alta Moda, de Florence Ritardo, un bellissimo saggio sulle corrispondenze tra i santi riccamente vestiti di Zurbaran e le creazioni dello stilista Balenciaga (Gallimard, 104 p., € 12,50).

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