Certamente, diverse mostre hanno poco a poco, molto tempo dopo la sua morte, rivelato il suo talento. Uno dopo l’altro i suoi quadri uscivano dai luoghi di Bruxelles dove Nussbaum li aveva affidati o lasciati. Un museo Nussbaum ha aperto a Osnabrück vicino a Munster, con nel 1999 una splendida ala opera dell’architetto Daniel Libeskind, autore del Museo Ebraico di Berlino, un’architettura “destrutturata”, fatta di “Z”, linee spezzate, fulmini, labirinti. Qui si possono ammirare più di 200 opere di Nussbaum.
Ma mancava ancora la traduzione francese della biografia a lui dedicata dieci anni fa dallo scrittore e giornalista fiammingo Mark Schaevers (autore anche di una biografia di Hugo Claus) che alla sua uscita in lingua olandese ricevette uno dei premi letterari più prestigiosi lettere, il “Gouden Boekenuil”. Ma finora quest’opera completissima, illustrata con numerose riproduzioni nonostante il suo prezzo democratico, non era stata tradotta. È fatto alle Éditions Martin de Halleux.
L’autore ha consultato tutti gli archivi possibili, ha contattato gli ultimi testimoni siano essi in Israele o negli Stati Uniti e ha realizzato un racconto affascinante, specchio dell’Europa tra le due guerre e, nella parte finale del libro, la più toccante. un’immagine del Belgio sotto occupazione.
Felix Nussbaum ha detto:Se muoio, non lasciare che i miei quadri mi seguano, mostrali agli uomini!
Esilio a Ostenda
L’autore descrive bene come ci sia voluto del tempo perché il mondo dell’arte riconoscesse il talento di Nussbaum e noi per arrivare a questo museo che risponde ai desideri dell’artista. E racconta come sia stato un gioco al tesoro, a volte pieno di ipocrisia, prima di trovare tutti questi dipinti il cui prezzo sul mercato dell’arte non faceva che aumentare.
La mostra a Parigi nel 2010: Nussbaum ha dipinto l’indicibile
Nella prima parte del libro l’autore racconta, in modo molto dettagliato, i primi anni di Nussbaum, le Arti decorative, poi le Belle Arti a Berlino. Laureato all’Accademia Tedesca a Roma, nel 1932 soggiornò a Villa Massimo dove conobbe Arno Breker che sarebbe diventato l’artista preferito di Hitler. Quando Hitler salì al potere nel 1933, era come un ebreo, ostracizzato dall’Accademia, gettato sulla strada, senza possibilità di ritorno, e andò in esilio, arrivando infine a Ostenda, la città di Ensor che ammirava.
Il destino di Felix Nussbaum ci tocca soprattutto perché ha incrociato la strada del Belgio, nel bene e nel male.
Il 10 maggio 40, quando la Germania invase il Belgio, il governo belga lo arrestò con il pretesto che era tedesco e quindi, secondo lui, un possibile nemico interno, nonostante fosse ebreo e artista! Fu internato nel campo di Saint-Cyprien, nel sud della Francia.
Nussbaum chiese di ritornare in Germania ma fu per scappare lungo la strada e ritornò a Bruxelles dove rimase nascosto, con la moglie. Gli amici correranno coraggiosamente il rischio di nasconderli. Ma la coppia venne finalmente denunciata, arrestata il 20 giugno 1944 in rue Archimède a Bruxelles e deportata ad Auschwitz con l’ultimo treno in partenza dal Belgio.
gabbianoSe muoio, non lasciare che i miei quadri mi seguano, mostrali agli uomini!
I dipinti di Felix Nussbaum, spesso autoritratti, ci fanno sentire l’orrore crescente, le tempeste che stanno arrivando, la paura che lo abita, la morsa che si stringe e che lo porterà via. Vediamo crescere a poco a poco l’angoscia dell’uomo braccato, mostrandoci, voyeur e complice riluttante dell’orrore, la sua stella ebrea e il suo passaporto belga contrassegnato con “Juif-ebreo”.
Vediamo e sentiamo avanzare inesorabili l’esilio, la guerra, l’internamento, la clandestinità, la morte. Contiene anche immagini commoventi del campo di Saint-Cyprien e, ancor più, della morte che arriva, con i suoi scheletri, che annunciano il crollo del mondo nel suo capolavoro finale,”Il trionfo della morte. dove della cultura occidentale non rimane altro che una danza di morte. Braccato, rinchiuso, credeva ancora nell’unica arma che gli era rimasta di fronte alla barbarie: il potere della vernice.
Il destino postumo del pittore attraversa ancora una volta il Belgio. Un cugino di Felix Nussbaum lottò per salvare l’opera dall’oblio. Per vent’anni cercò di farsi restituire da un giudice un centinaio di quadri da un belga, il dottor Grosfils. Un secondo set era di proprietà dell’antiquario belga Will Billestraet e apparve solo più tardi. Possedeva i quadri che si trovavano nella soffitta di rue Archimède dove si nascondevano i Nussbaum.
Felix Nussbaum, la vita di un pittore, di Mark Schaevers, traduzione dall’olandese di Benoît-Thaddée Standaert, Les Éditions Martin de Halleux, 455 pp., € 24,90