Pelle diafana, viso tondo, sguardo lontano, Giovane donna alla sua toilette di Tiziano (intorno al 1515) ha tutto del canone di bellezza rinascimentale. Al Louvre, nella Salle des Estates, i curiosi ne ammirano lo splendore altezzoso, i setosi capelli biondi veneziani e la boccetta di profumo in mano. Il flusso dei turisti, ahimè, finisce sempre per precipitarsi a fotografare il prossimo e contemporaneo, La Gioconda, maestosamente al centro della stanza.
Da diversi giorni, però, è alla première che un cartello in rame spazzolato e intitolato “Di tutte le bellezze! » fu dedicata, insieme ad altre centosette opere. Una nuova selezione per permettere ai visitatori di vagare e scoprire dipinti, sculture o oggetti eccezionali che mettono in discussione le nostre pratiche e i nostri criteri estetici – colore della pelle, magrezza, muscolatura, capelli, trucco, genere… Tutto questo, possiamo leggere su ogni cartello, “creato con il sostegno del gruppo L’Oréal”, nuovo mecenate del Louvre.
I loro rispettivi leader, Nicolas Hieronimus per il gruppo di cosmetici e Laurence des Cars per il museo, entrambi nominati nel maggio 2021 alla guida di queste due grandi istituzioni che trasmettono, ciascuna a modo suo, l’immagine della Francia, si erano già affermati nel 2023 una partnership tra il Louvre e Lancôme, un marchio L’Oréal. “Un pranzo celebrativo, per festeggiare il successo di questa prima collaborazione, è stata l’occasione per riflettere sul futuro,” dicono all’unisono sotto il padiglione dorato del padiglione Mollien, l’ala presidenziale del Louvre.
Questa volta né rossetti né ombretti nello stile dei prodotti derivati, ma un progetto puramente culturale che portano avanti a gran voce “una co-creazione”. “Condividiamo la bellezza, sottolinea Laurence des Cars. E sappiamo quanto non sia immutabile: la sua percezione cambia nel tempo e le opere del Louvre catturano questa impermanenza. »
Due giorni per contemplarli
Ne furono così selezionati centotto “una ventina” di specialisti mobilitati, tra cui una quindicina provenienti dal museo d’arte più visitato al mondo. “Mentre il Louvre finora è stato in una logica di collaborazioni per promuovere il proprio nome, ad esempio con Uniqlo o Airbnb, qui stiamo entrando in una nuova fase: quella dei contenuti quasi ibridi mano nella mano con un attore privato. Un movimento che rafforza ulteriormente la convergenza tra lusso e musei”, decifra Christophe Rioux, professore a Sciences Po specializzato in alleanze tra industrie del lusso e culturali.
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