Una gigantesca bocca sensuale, di un rosso vermiglio abbagliante, lascia uscire il ricciolo di una sigaretta incandescente che una mano dalle unghie smaltate ha appena portato alle sue labbra socchiuse. Qualche decennio dopo la creazione del divano dada-surrealista Bocca di Dalí e poco prima che John Pasche inventasse il leggendario logo dei Rolling Stones, Tom Wesselmann (1931–2004) rifiutò il disegno della bocca femminile ornata di rossetto in una serie di tele XXL. Divenuto iconico, riassume al meglio l’arte di questo pittore insaziabile che dichiarò di voler realizzare un dipinto “aggressivo”. impadronendosi degli emblemi e dei feticci del sogno americano come veniva esaltato negli anni ’60 -’70.
Negli interni di Wesselmann, il frigoriferi rosa confetto e i tavoli della cucina sono colmi di bottiglie di Coca Cola e 7up, panini, patatine fritte, pacchetti di Lucky Strike, frutti dalle forme ambigue, vere e proprie cornucopie di una società consumistica senza limiti. La radio trasmette successi degli anni ’60 e la televisione è accesa ininterrottamente nel soggiorno, la cui finestra offre una vista mozzafiato sul Campidoglio di Washington DC, mentre il ritratto del presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln troneggia fiero appeso alla parete.
La porta semiaperta si apre sulla camera da letto dove, languida, una pin-up con un’abbronzatura scandalosa offre spudoratamente la sua nudità all’occhio voyeuristico dello spettatore. Qui tutto è divertimento e spensieratezza. I piccoli e grandi piaceri della vita quotidiana giocano in casa nell’epoca del liberalismo trionfante che promette a ciascuno la sua fetta di torta.
Iscrivere la pop art a lungo termine
“Non mi piacciono le etichette in generale, ‘pop’ in particolare, perché danno troppa enfasi al materiale utilizzato. »
Tom Wesselmann
Inutile dire che queste immagini non corrispondono più realmente alle preoccupazioni attuali delle società logorate dagli eccessi di un sistema capitalista che sta perdendo forza. Quindi, per la sua retrospettiva su Wesselmann, la fondazione Louis Vuitton ha avuto cura di contestualizzare il suo lavoro (per andare con le pinze, direbbero i più caustici) e difornire contrappunti contemporaneisecondo un approccio al quale molto deve studi di genere e a studi culturalipoiché questi studi provenienti dagli Stati Uniti hanno permesso negli ultimi anni di aprire e riorientare una storia dell’arte troppo unilaterale e lineare.
Il pregiudizio qui è quello di riabilitare Wesselmann come figura chiave della pop artal pari di un Andy Warhol o di un Roy Lichtenstein, senza dimenticare di includere artiste troppo spesso messe da parte (come Evelyne Axell o Kiki Kogelnik). Si tratta diregistrare questo movimento per un periodo di tempo più lungo – quello delle modernità – che prenderebbe avvio dall’impertinenza dei collage dadaisti d’avanguardia (tra i primi a integrare nell’immagine frammenti di realtà, pezzi di legno, veri mozziconi di sigaretta, chiodi arrugginiti, ecc.) e già pronto di Marcel Duchamp, allora continuerebbe oggi, attraverso il suo modo di deviare elementi della cultura popolare, in creazioni più politicizzate il cui stendardo sarebbe la famosa bandiera di David Hammons, laBandiera afro-americanadeviando il tradizionale vessillo stellato adornandolo con i colori panafricani, simbolo della storia della segregazione e delle lotte per l’uguaglianza dei neri negli Stati Uniti.
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