Dal 9 ottobre 2024, il Palais de l’Institut de France di Parigi ospita la mostra “La nostra famiglia afghana, ricordi di una vita scomparsa” del fotografo Olivier Jobard, vincitore nel 2022 del Marc Ladreit de Lacharrière – Accademia di Belle Arti . L’imprenditore e mecenate era presente alla serata inaugurale, avvenuta alla presenza di altri rinomati fotografi, Yann Arthus-Bertrand e Guillaume Herbaut, vincitore 2024 del Premio di Fotografia Marc Ladreit de Lacharrière – Accademia di belle arti per la 15a edizione, con il suo progetto “Ucraina, ferite invisibili”.
L’Accademia di Belle Arti ospita, dal 10 ottobre al 24 novembre 2024, la mostra “La nostra famiglia afgana, ricordi di una vita scomparsa” di Olivier Jobard. Lavorando in Afghanistan da tre decenni, ha studiato per più di vent’anni le questioni legate all’esilio, concentrandosi, nelle sue parole, su “individualizzare la migrazione“.
Grazie a questo Premio di Fotografia Marc Ladreit de Lacharrière, Olivier Jobard lavora al progetto da due anni “La nostra famiglia afgana, ricordi di una vita scomparsa” che gli ha permesso di varcare il confine dell’intimità. Per dieci anni ha seguito l’esilio di Ghorban, un giovane afghano fuggito dal suo paese per unirsi alla Francia nel 2010. Ha ritrovato i suoi quattro fratelli e sorelle Aziza, Sima, Mehrab e Sohrab, rimpatriati in Francia quando i Talebani presero il potere nell’estate del 2021.
Secondo il sito web di l’Accademia di Belle Arti“questa mostra testimonia i ricordi della loro terra natale e della loro nuova vita in Francia in particolare a contatto con i figli del fotografo, Elias e Léon, e presenterà le tracce del loro passato in questo nuovo Afghanistan nelle mani dei talebani. Farà luce anche sui sentimenti di perdita e di sradicamento legati a questo esilio.“.
La mostra fa parte della 13a edizione del festival Photo Saint-Germain dal 30 ottobre al 23 novembre 2024 e dell’edizione 2024 di Paris Photo organizzata dal 7 al 10 novembre 2024.
Chi è Olivier Jobard?
Nato nel 1970 a Parigi, Olivier Jobard All’età di 20 anni entra a far parte della scuola Louis Lumière e dell’agenzia Sipa Press. Ha trascorso lì due decenni coprendo notizie per la stampa delle riviste. Nel 2000 si reca a Sangatte dove incontra gli esuli afghani, ceceni, iracheni, bosniaci… tutti in fuga dalle guerre che aveva seguito come fotoreporter. Dalle loro discussioni in quest’ultimo caravanserraglio è nato il desiderio di studiare le questioni migratorie. Nel 1999 si recò nella valle del Panshir per incontrare il comandante Massoud, poi nell’Afghanistan occidentale sotto il primo regime talebano. Nel suo lavoro documentaristico, il suo principale alleato è il tempo: “Resto con le persone finché loro lo desiderano, per creare un rapporto di fiducia che va oltre l’ambito del mio lavoro”.