È morto il pittore Frank Stella, figura di spicco dell’arte astratta

È morto il pittore Frank Stella, figura di spicco dell’arte astratta
È morto il pittore Frank Stella, figura di spicco dell’arte astratta
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L’artista americano è morto sabato 4 maggio a New York, all’età di 87 anni. Creatore prolifico, ha spinto i limiti dell’astrazione in ciascuna delle sue opere.

Frank Stella è stato uno dei primi pittori a utilizzare la programmazione del computer nella sua arte.

Frank Stella è stato uno dei primi pittori a utilizzare la programmazione del computer nella sua arte. Eamonn McCabe/Popperfoto/Popperfoto tramite Getty Images

Di Charlotte Fauve

Pubblicato il 5 maggio 2024 alle 18:33

Aggiornato il 5 maggio 2024 alle 19:01

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Ll mondo dell’arte è in lutto, con bande nere piatte. Sabato 4 maggio Frank Stella, una figura di spicco della pittura astratta, è morto a New York all’età di 87 anni, dopo oltre sessant’anni di creazione. Nel 1959 l’artista suscitò stupore con la sua prima mostra al MoMa, all’età di soli 22 anni. La sua serie Dipinti neri, dipinto con un pennello da imbianchino, ha reso il nativo del Massachusetts il precursore del minimalismo, un movimento dal quale il laureato in storia, specializzato in arti visive, presso l’Università di Princeton, avrebbe successivamente continuato a prendere le distanze, spingendosi costantemente contro i limiti dell’astrazione. Dalla metà degli anni Sessanta, il pittore si reinventa continuamente, abbandonando i monocromi per i dipinti ritagliati, le paillettes, la programmazione del computer – che fu uno dei primi a utilizzare nel suo lavoro – persino forme modellate in metallo e la creazione di veri e propri triangoli. dipinti dimensionali.

Una retrospettiva al MoMa a 34

Rifiutò però di dare loro il nome di sculture, ribadendo in ogni intervista il suo attaccamento alla pittura, ma ad una pittura complessa, che rompesse con la bidimensionalità. L’artista più giovane ad avere una retrospettiva dedicata al Museum of Modern Art di New York nel 1974, all’età di 34 anni, Frank Stella, nell’immenso caos del suo laboratorio-garage, realizza seduto su una sedia a dondolo, con il sigaro in bocca. In mezzo a un miscuglio di opere, ha lavorato su ciascuna delle sue serie fino al totale esaurimento dell’idea originale – la più riuscita secondo l’artista lui stesso, Moby Dickispirato al capolavoro di Hermann Melville (1819-1891), è composto da duecentosessantasei rilievi in ​​metallo, ciascuno intitolato secondo uno dei capitoli della leggendaria caccia alle balene, ma anche collage e stampe, oltre ad un enorme murale lungo quasi ottanta metri. “Il libro è un viaggio intorno al mondo: le sue immagini, il suo linguaggio ci portano avanti. Devi fare la stessa cosa nell’arte, devi essere in grado di muoverti nello spazio”, poi analizzò.

Creatore prolifico, che si faceva chiamare Caravaggio così come De Kooning, a suo agio sia nel minimalismo più puro che nel pop kitsch esagerato, l’uomo non amava altro che provocare e intellettualizzare il suo lavoro, oltre a, come evidenziato, negli anni ’80, dal ciclo di conferenze tenute all’Università di Harvard, che gli hanno permesso di esporre la sua visione della pittura e dello spazio di lavoro. Il gallerista francese Daniel Templon, che gli ha dedicato quattro mostre, descrive un uomo autentico, affabile e di poche parole, un instancabile scopritore: “Non ha mai smesso di cercare nuove forme, di correre rischi, di pensare fuori dagli schemi. » Nel 2015, durante la sua ultima grande mostra, che ha inaugurato il nuovo Whitney Museum, con un intero piano dedicato alle sue opere, l’artista è stato felice di svelare sculture scintillanti e organiche, disegnate al computer e realizzate con un polimero flessibile futuristico. Durante un’intervista alla rivista Stampa d’arte, al giornalista che ne elogiava la versatilità e gli chiedeva quale consiglio avrebbe potuto dare al giovane Frank Stella, l’ottuagenario ha risposto: “Non invecchiare mai. »

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