La biomemoria si basa sul DNA per rivoluzionare l’archiviazione dei dati

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Biomemory, una startup francese, sta sviluppando una tecnologia di archiviazione dei dati utilizzando il DNA come supporto. Questo processo offre densità senza rivali, durata millenaria e un impatto energetico ridotto, soddisfacendo i limiti delle attuali soluzioni elettroniche.

Diamo il benvenuto a Erfan Arwani, CEO di BIO MEMORY nel nostro spettacolo WHY CLOUD MATTERS? in collaborazione con OVHcloud. Uno spettacolo coprodotto da CANALCHAT e FRENCHWEB.

DNA, un’alternativa ai semiconduttori

Il principio della Biomemoria si basa sulla trasformazione dei dati digitali (0 e 1) in sequenze di DNA (ATGC), incapsulate in una scheda compatta chiamata Carta del DNA. A differenza dei dischi rigidi e delle memorie flash, la cui durata di vita non supera i cinque anni, il DNA può archiviare dati per diverse migliaia di anni. La sua eccezionale densità riduce notevolmente lo spazio richiesto: tutti i dati del mondo potrebbero stare, teoricamente, in un bicchiere d’acqua.

Di fronte alla crescita esponenziale dei dati digitali (+100% ogni tre anni) e ai limiti fisici dei semiconduttori, DNA offre una soluzione sostenibile per le esigenze di archiviazione a lungo termine. “Stiamo sfruttando un polimero che la natura ha perfezionato nel corso di milioni di anni”, spiega Erfan Arwani, cofondatore e CEO di Biomemory.

Applicazioni vaste e strategiche

La tecnologia è rivolta a settori in cui i requisiti di stoccaggio sono fondamentali: sanità, intelligenza artificiale, produzione e regolamentazione. Ad esempio, i notai, soggetti a obblighi di conservazione dei dati per diversi decenni, potrebbero trarre vantaggio da questa innovazione. Nel breve termine, Biomemory si rivolge ai data center, dove la domanda di soluzioni resilienti e ad alta capacità è in forte crescita.

Standardizzazione e collaborazione internazionale

Biomemory è un membro del Alleanza per l’archiviazione dei dati del DNAinsieme a Microsoft, Western Digital, Twist Bioscience e Illumina. Questa collaborazione internazionale mira a stabilire standard per incoraggiare l’adozione del DNA come mezzo di archiviazione e sensibilizzare gli attori industriali.

Una visione ambiziosa per il 2030

La startup prevede di lanciare un servizio chiamato La scrittura come servizio dal 2025, consentendo la conservazione dei dati sul DNA per scopi specifici. L’obiettivo finale, entro il 2030, è quello di commercializzare soluzioni che possano essere integrate direttamente nei data center, offrendo un’esperienza d’uso paragonabile a quella delle tecnologie attuali.

Strutturare il sostegno finanziario

Per sostenere questa ambizione, Biomemory ha recentemente raccolto 17 milioni di euro da Crédit Mutuel Innovation, BPI (Deep Tech 2030) e Blast. Questi fondi consentiranno di finalizzare l’industrializzazione della tecnologia e di accelerarne l’introduzione sul mercato.

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