INFO LE FIGARO – In una lettera a Fraud Repression, nove organizzazioni professionali avvertono della volontà di alcuni marchi di non rispettare la legge che cambierà dal 1° gennaio.
Verso un (nuovo) braccio di ferro sui buoni pasto. E ciò trova la sua origine nella censura del governo Barnier. La caduta dell'esecutivo ha fermato l'esame del disegno di legge volto a estendere al 2025 l'utilizzo eccezionale dei buoni pasto per l'acquisto di tutte le tipologie di prodotti alimentari, compresi quelli non immediatamente consumabili, come la farina o la pasta. In assenza di un testo votato per tempo, dal 1° gennaio non sarà più possibile acquistare questi prodotti con i buoni pasto.
Il Senato ha sicuramente inserito il testo – largamente consensuale tra i parlamentari – all’ordine del giorno del 15 gennaio. Ma nelle poche settimane che passeranno tra il primo gennaio e il probabile voto della legge, saranno teoricamente le regole in vigore fino a ottobre 2022 a dover tornare. Tuttavia, gli attori della grande distribuzione non intendono rispettare questo cambiamento, denunciano nove sindacati di ristoratori e commercianti in una lettera alla Repressione delle frodi (DGCCRF), consultata da Le Figaro.
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