dom 15 dic 2024 ▪
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Luc Jose A.
Una crisi senza precedenti sta scuotendo oggi l’economia globale: le grandi aziende, spesso viste come pilastri di stabilità, vacillano sotto il peso di fallimenti record. Nel terzo trimestre del 2024, 127 aziende, ciascuna con un fatturato superiore a 50 milioni di euro, hanno dichiarato fallimento. Questa statistica supera di gran lunga le medie osservate prima della pandemia, il che rivela un’accelerazione critica delle fragilità economiche. Tale fenomeno si verifica in un contesto segnato dalle conseguenze della crisi sanitaria e dal rapido aumento dei tassi di interesse, due fattori che hanno messo a dura prova il flusso di cassa aziendale. Allo stesso tempo, la fine delle misure di sostegno messe in atto durante il Covid-19 ha esposto molte aziende a maggiori costi e a inevitabili ristrutturazioni. Questi fallimenti, particolarmente concentrati in Europa, sollevano la questione dei limiti strutturali di alcuni settori e della capacità delle aziende di affrontare un contesto economico in rapido cambiamento.
Un bilancio pessimistico: i fallimenti aziendali in cifre
Nel terzo trimestre del 2024, il numero di grandi aziende dichiarate fallite ha raggiunto i 127 casi, una cifra che supera di gran lunga i livelli registrati prima della pandemia. Secondo uno studio pubblicato il 15 ottobre 2024 da Allianz Trade, questo aumento rappresenta un aumento di 42 casi aggiuntivi rispetto alla media pre-2020. “Ci aspetta probabilmente un anno record da quando abbiamo iniziato a monitorare questi dati”, ha affermato Maxime Lemerle, analista senior dei default di Allianz Trade. Grazie all’estensione dell’analisi ai primi tre trimestri dell’anno, il bilancio sale a 344 imprese che hanno cessato la propria attività, una cifra che supera quelle registrate durante diversi anni segnati da crisi economiche, in particolare tra il 2015 e il 2019.
Questa ondata di default è in parte spiegata dal rapido e prolungato aumento dei tassi di interesse. La stretta monetaria ha aumentato gli oneri finanziari di molte imprese, colpendo in particolare settori già fragili come l’edilizia e il commercio al dettaglio. Allo stesso tempo, la fine delle misure di sostegno economico introdotte durante la pandemia ha privato molte aziende di un ammortizzatore essenziale di fronte alle loro difficoltà finanziarie. Queste condizioni hanno esacerbato la vulnerabilità delle imprese che non sono riuscite ad adattarsi ai cambiamenti del mercato. Tra gli esempi emblematici, il gruppo Tupperware, un tempo leader industriale, è stato notevolmente indebolito da un tardivo spostamento verso il commercio online. Questo caso illustra una tendenza più ampia: l’incapacità di alcune aziende di anticipare i cambiamenti strutturali nel loro settore.
Gli impatti regionali e settoriali di una crisi globale
L’Europa occidentale rimane la regione più colpita da questa ondata di fallimenti, con 276 casi su 436 registrati negli ultimi quattro trimestri. Questa predominanza riflette una situazione economica particolarmente tesa nel continente, dove gli alti costi energetici e le tensioni sulle catene di approvvigionamento hanno aggravato le difficoltà delle imprese. La crisi, però, non riguarda solo l’Europa. In Nord America sono state colpite anche 73 grandi aziende, il che rappresenta un’inversione di tendenza dopo un decennio di continuo calo dei fallimenti. Le proiezioni di Allianz Trade indicano un aumento del 12% delle insolvenze per gli Stati Uniti, un chiaro indicatore del deterioramento economico. Nella regione Asia-Pacifico, i fallimenti hanno colpito 62 aziende, principalmente a causa della pressione sul settore immobiliare cinese, già indebolito dalle condizioni creditizie più restrittive.
Al di là delle cifre, le conseguenze umane ed economiche di questa crisi sono considerevoli. In Europa e Nord America, quasi 1,6 milioni di posti di lavoro sono direttamente minacciati da questi fallimenti, una situazione che rischia di peggiorare le disuguaglianze sociali e di aumentare le tensioni sul mercato del lavoro. Subappaltatori e fornitori, che spesso dipendono da grandi aziende, subiscono a loro volta un notevole impatto finanziario, amplificando gli effetti a cascata sugli ecosistemi economici regionali. Pertanto, anche la Banque de France prevede un peggioramento della situazione nel 2025, con una stima di 67.000 fallimenti in Francia. Queste prospettive rafforzano l’urgenza di una risposta economica concertata per limitare l’entità del danno e stabilizzare i settori più esposti.
I fallimenti record delle grandi aziende mettono in discussione la capacità delle economie globali di superare crisi sistemiche di questa portata. Se le pressioni derivanti dagli alti tassi di interesse e dall’aumento dei costi persistono, molti esperti prevedono un impatto crescente sulle PMI e su altri settori strategici. Questa situazione, amplificata dai cambiamenti strutturali in diversi settori, evidenzia la necessità per le aziende di rivedere i propri modelli operativi e rafforzare la propria flessibilità di fronte agli shock economici. Più che un semplice avvertimento, questa crisi costituisce un cambiamento importante nel modo in cui affrontiamo la gestione del rischio e la resilienza su scala globale. Senza un’azione rapida e coordinata, il rischio di un effetto domino potrebbe mettere a repentaglio una ripresa economica duratura.
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Luc Jose A.
Laureato a Sciences Po Toulouse e titolare di una certificazione di consulente blockchain rilasciata da Alyra, ho aderito all’avventura Cointribune nel 2019. Convinto del potenziale della blockchain di trasformare molti settori dell’economia, mi sono preso l’impegno di sensibilizzare e informare il generale pubblico su questo ecosistema in continua evoluzione. Il mio obiettivo è consentire a tutti di comprendere meglio la blockchain e cogliere le opportunità che offre. Mi sforzo ogni giorno di fornire un’analisi obiettiva degli eventi attuali, di decifrare le tendenze del mercato, di trasmettere le ultime innovazioni tecnologiche e di mettere in prospettiva le questioni economiche e sociali di questa rivoluzione in corso.