L’Italia ha visto il suo prodotto interno lordo (PIL) stagnare nel terzo trimestre a causa del calo delle esportazioni e del forte calo dell’attività industriale, ha confermato lunedì l’Istituto nazionale di statistica (Istat).
La crescita rallenta quindi rispetto al secondo trimestre, che aveva visto un aumento del PIL dello 0,2%, ed è significativamente inferiore alla media della zona euro (0,4%). Nel primo trimestre il PIL è aumentato dello 0,3%.
Secondo questa seconda stima dell’Istat, l’attività dei servizi è aumentata dello 0,2%, mentre quella dell’industria è diminuita dello 0,7% e quella dell’agricoltura e della pesca sono rimaste invariate.
L’aumento della crescita per l’anno in corso osservato a fine settembre ammonta ora allo 0,5%, ovvero 0,1 punti in più rispetto a quanto previsto da una prima stima a fine ottobre.
La crescita zero (0,0%) nel terzo trimestre rischia di compromettere le previsioni del governo di Giorgia Meloni, che conta ancora su un aumento del Pil dell’1% per il 2024.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si mostrava tuttavia ottimista all’inizio di novembre.
Per Giorgetti “le prospettive di crescita a breve termine sono, nel complesso, ancora incoraggianti”.
Secondo lui “il PIL dovrebbe ricominciare a crescere nell’ultimo trimestre, grazie alla ripresa della domanda estera e alla continua ripresa dei consumi”.
La Banca d’Italia, dal canto suo, prevede quest’anno una crescita dello 0,8%, mentre il Fondo monetario internazionale (FMI) prevede lo 0,7%, così come la Commissione europea.
Nel terzo trimestre il Pil è stato sostenuto dai consumi delle famiglie (+1,4%), mentre gli investimenti sono diminuiti dell’1,2% e la spesa della pubblica amministrazione è scesa dello 0,2%.
Per quanto riguarda il commercio estero, le esportazioni sono diminuite dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e le importazioni sono aumentate dell’1,2%.
L’Italia subisce le ripercussioni della Germania, suo principale partner commerciale, che è appena sfuggita alla recessione grazie ad un aumento del PIL dello 0,1% nel terzo trimestre.
Bersagliata da una procedura europea per deficit eccessivo, proprio come la Francia, l’Italia è sotto forte pressione per risanare i propri conti e ridurre il suo enorme debito pubblico che sfiora i 3.000 miliardi di euro.
Il governo Meloni si è quindi impegnato a ridurre il deficit pubblico dal 2026 al 2,8% del Pil, ben al di sotto del tetto del 3% fissato dal Patto di stabilità europeo, che lascia poco spazio a una politica economica espansionistica.
Questo articolo è stato pubblicato automaticamente. Fonti: ats/awp/afp