Il rublo ha continuato la sua caduta iniziata mercoledì diversi giorni fa, in un contesto di crescenti tensioni russo-occidentali sull’Ucraina e di nuove sanzioni americane, superando per la prima volta da metà marzo 2022 la soglia di 110 per 1 dollaro.
La valuta russa, molto volatile da tre anni, alle 11:20 GMT veniva ufficialmente scambiata a 110 rubli contro il biglietto verde, secondo l’agenzia di stampa Ria Novosti citando dati di mercato.
Mercoledì un euro veniva scambiato per 115,7 rubli.
Bisogna tornare al primo trimestre del 2022, nelle primissime settimane dell’offensiva russa in Ucraina, per vedere il rublo così debole nei confronti del dollaro (1 contro 120 rubli ufficialmente l’11 marzo 2022) e dell’euro, quando gli occidentali avevano implementato una raffica di sanzioni per cercare di scuotere l’economia russa.
Elezioni e sanzioni
Negli ultimi giorni, l’incerto contesto geopolitico che circonda l’Ucraina – con l’arrivo a gennaio dell’imprevedibile Donald Trump alla Casa Bianca – sembra incidere sulla fiducia degli investitori nel rublo, allo stesso modo delle ultime sanzioni americane contro Mosca.
La settimana scorsa Washington ha annunciato una serie di sanzioni contro una cinquantina di banche russe, tra cui Gazprombank, il braccio finanziario del colosso statale del gas Gazprom, utilizzato in particolare per i pagamenti energetici con i clienti stranieri.
Queste restrizioni colpiscono anche altri stabilimenti di piccole o medie dimensioni che la Russia è sospettata utilizzi per incanalare i suoi pagamenti per le attrezzature e le tecnologie che acquisisce.
In effetti, una valuta più debole significa che le esportazioni russe sono più economiche sui mercati mondiali, ma anche che i russi devono spendere di più per importare prodotti dall’estero, sollevando il timore di alimentare la persistente spirale inflazionistica.
Prima del conflitto, all’inizio del 2022 il dollaro veniva scambiato in media intorno a 1 per 75-80 rubli.
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