Dopo diversi mesi di calo, il tasso di disoccupazione è nuovamente aumentato nel Regno Unito nel trimestre terminato a settembre, al 4,3% rispetto al 4% di fine agosto, ha annunciato martedì l’Ufficio nazionale di statistica (ONS).
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12 novembre 2024 – 16:21
(Keystone-ATS) L’aumento è maggiore di quanto previsto dagli economisti e mostra un rilassamento del mercato del lavoro, così come il rallentamento della crescita dei salari al netto dei bonus (+4,8% nel periodo), secondo il rapporto mensile sull’occupazione dell’ONS.
In termini reali, cioè tenendo conto dell’effetto dell’inflazione, l’aumento dei redditi è stabile, al 2,7%, per i tre mesi terminati a settembre.
Secondo altri dati pubblicati martedì dall’ONS, il numero dei posti di lavoro vacanti ha continuato a diminuire nel periodo agosto-ottobre.
“Il mercato del lavoro, che era estremamente teso, si è ammorbidito, con i datori di lavoro che assumono meno personale del previsto (…) e la disoccupazione in aumento”, riassume Sarah Coles, analista di Hargreaves Lansdown.
Queste cifre sono attentamente esaminate dalla Banca d’Inghilterra (BoE), che monitora la stabilità dei prezzi e vede soprattutto la crescita dei salari come un indicatore delle pressioni inflazionistiche.
La BoE aveva alzato il tasso di riferimento dalla fine del 2021 per combattere un’impennata dell’inflazione, traducendosi sia per i privati che per le imprese britanniche in costi del credito più costosi (in particolare i mutui ipotecari).
Tuttavia, l’ha abbassata di un quarto di punto, per la seconda volta quest’anno, dopo che l’inflazione è tornata alla normalità, pur esprimendo il timore che il bilancio autunnale del governo laburista possa aumentare ancora una volta le pressioni inflazionistiche.
In effetti, questo bilancio presentato a fine ottobre “prevedeva aumenti degli stipendi del settore pubblico e del salario minimo”, ricorda la Coles per la quale gli stipendi continueranno probabilmente ad aumentare “per un certo periodo”.
Ma questo durerà solo per poco, aggiunge l’analista, il quale stima che a partire dal 2026 gli aumenti dei contributi dei datori di lavoro annunciati nella stessa presentazione di bilancio potrebbero, al contrario, rallentare l’aumento dei salari.