Situata al crocevia dell’Europa, Ginevra vanta una tradizione bancaria di 500 anni. Ma oggi molti istituti finanziari stanno spostando i propri negozi dal centro città verso nuove zone in periferia.
Ginevra, la sua fontana, il suo lungolago e il suo quartiere bancario. O meglio, ciò che ne resta. Da diversi anni gli istituti bancari privati tentano di abbandonare i locali. La banca Pictet si è trasferita nel distretto di Acacias. Ad esso si è unita la BNP-Parisbas. Anche Rothschild e Lombard-Odier lasciano il centro cittadino per la periferia.
«È davvero un peccato», si rammarica una ginevrina intervistata per strada. “Andava ancora bene a Ginevra.” E quest’altro residente ritiene che “Ginevra deve garantire che le banche private restino al loro posto. Questo è ciò che fa l’immagine di Ginevra.”
Ma cosa spinge le banche ad abbandonare quest’area? Per alcuni è una questione di spazio. Nel 2025 anche Lombard Odier lascerà il centro città. Una nuova sede progettata dagli architetti Herzog e de Meuron è in costruzione a Bellevue, sulle rive del Lago di Ginevra.
“Eravamo distribuiti in otto diverse case nel centro”, spiega Denis Pittet, socio amministratore del gruppo Lombard Odier. “Quando abbiamo preso la decisione strategica di trasferirci, il nostro motto era: One Roof Quindi tutti sotto lo stesso tetto”.
Un cambiamento logico, a causa della mancanza di terreno disponibile
Costruire nuovi grandi edifici a Ginevra, con 16 km2 a disposizione, si sta rivelando una missione impossibile, spiega il consigliere amministrativo Alfonso Gomez. Pur deplorando l’abbandono di questi istituti finanziari, ritiene che lo storico distretto bancario stia attraversando un cambiamento logico.
“Ci saranno altre società finanziarie, ma anche ristoranti e centri fitness”, spiega l’eletto. “Questo piccolo quartiere – parliamo di pochi metri quadrati, forse di un ettaro e più – sta vivendo un’evoluzione che lo rende più diversificato”.
Una nuova svolta che dovranno prendere anche i rivenditori, con nuovi clienti da fidelizzare.
Gianluca Agosta/Valérie Wacker (SRF)/ebz
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