La Procura federale indaga due cittadini svizzeri. Dietro la loro attività di orologi, riciclavano denaro proveniente dal traffico di cocaina.
Andreas Maurer / cap media
Riciclano il denaro della criminalità organizzata e sembrano usciti da un film di James Bond – o almeno ne incarnano tutti i cliché. Entrambi possiedono negozi di orologi e gioielli a Zurigo: Michele, 63 anni, e Daniele, 56 anni (nomi fittizi).
Ma dietro questa facciata elegante si nasconde qualcosa di oscuro, quanto rivelato all’Ufficio federale di polizia dalle autorità giudiziarie italiane. Quest’ultimo ha avvistato i due uomini durante un’indagine sulla ‘Ndrangheta, la mafia calabrese (Sud Italia). Gli investigatori seguono poi un’auto con targa Zurigo e chiedono alla Svizzera informazioni sul suo proprietario. Questo è l’inizio di un’indagine internazionale per la Svizzera.
Dalle indagini risulta che i due svizzeri riciclano i proventi della mafia italiana derivanti dal traffico di cocaina. Trasformano l’“oro bianco” in vero oro. Dal 2019 al 2023 contrabbanderanno in tutta Europa 34 milioni di euro, un milione di franchi svizzeri e 830 chili d’oro.
Usano le loro attività in Svizzera per coprire le loro tracce. Utile netto: mezzo milione di franchi.
Vetture dotate di scompartimenti segreti
I due gioiellieri si dividono i compiti: il più giovane organizza, il più vecchio guida. Come commerciante di oro e gioielli, d’accordo con le autorità, ha fatto installare degli scomparti nascosti nella sua macchina. Egli afferma infatti di aver consultato l’ufficio della circolazione stradale del cantone di Zurigo per sapere se tale modifica richiedesse un’autorizzazione.
Per ogni consegna, Michele riceve un indirizzo su WhatsApp. Cancella immediatamente il messaggio e lo riprende la strada per 1400 chilometridirezione il sud Italia o un terminal container in Belgio. Lì, un corriere anonimo gli consegna una borsa sportiva piena di contanti. Non conta mai i biglietti.
Nasconde i soldi nei suoi scomparti segreti e poi si reca da un commerciante d’oro a Milano. Lì scambia le banconote con oro e le rivende attraverso la sua attività. Durante questi viaggi si ferma regolarmente nelle boutique di orologi e gioielli di Daniele. Se la dogana lo controlla, mostra la merce e si identifica come commerciante d’oro.
Daniele e Michele vendono l’oro come una normale merce di esportazione. Poi prendono aerei da Zurigo a Istanbul o Dubai, oppure trasportano l’oro in auto o camion in Germania e Turchia.
150 agenti di polizia in tre paesi
Nel giugno 2023 più di 150 agenti di polizia intervengono contemporaneamente in Italia, Svizzera e Germania. Arrestano dieci sospettati che svolgono un ruolo chiave in questa rete internazionale.
In Svizzera la polizia arresta Daniele e Michele. In custodia cautelare i due uomini cercano prima di giustificarsi. Riconobbero subito il trasporto di argento e oro, ma affermarono di non sapere da dove provenisse il denaro. Secondo loro si trattava di atti giuridici che semplicemente non avevano denunciato correttamente.
La Procura federale sta conducendo un processo penale contro i due. La polizia ha messo sotto sorveglianza i loro telefoni e le auto aziendali: i veicoli erano dotati di localizzatori Gps e microfoni. Inoltre, gli agenti hanno analizzato i video degli spazi pubblici. Ricostruiscono così i viaggi del commerciante d’oro, dai terminal container ai parcheggi dei centri commerciali.
Tutte le banconote sono contaminate da cocaina. Tracce di droga sono state rinvenute anche negli scomparti segreti delle auto, nonché sulla leva del cambio e sul volante.
A questo si aggiungono una mole di dati provenienti dalla sorveglianza della messaggistica: Daniele, in qualità di organizzatore, utilizzava un telefono criptato con il programma Sky-ECC, soprannominato il “WhatsApp dei gangster”. La criminalità organizzata pensava di aver trovato un canale di comunicazione sicuro, finché la polizia non lo ha violato durante un’operazione europea.
In questo caso la polizia giudiziaria federale ha analizzato 115.000 messaggi. Dimostrano che Daniele era in contatto con due trafficanti di cocaina ben organizzati e operanti su larga scala. Si ritiene che facciano parte di una rete criminale globale ben consolidata.
File enorme, prova rapida
Il processo legale comportava rischi per entrambe le parti. La Procura potrebbe non riuscire a dimostrare in tribunale il collegamento con il traffico di cocaina. Daniele e Michele, dal canto loro, potrebbero rimanere a lungo in carcerazione preventiva – con incertezza sull’esito del processo.
È stato quindi trovato un compromesso. La Procura della Repubblica segue questo caso con una procedura semplificata. Ciò significa che gli imputati devono dichiararsi colpevoli e accettare la sentenza proposta. Il tribunale semplicemente convalida l’accordo. Solo allora si saprà se e per quanto tempo i riciclatori di Zurigo dovranno finire in prigione.
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Tradotto e adattato dal tedesco da Tanja Maeder