nuovi strumenti per misurare la performance dell’economia francese al di là del PIL

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Presso la sede dell'INSEE, a Montrouge (Val-de-Marne), 14 giugno 2019. AURORE MESENGE/AFP

In che misura il sistema redistributivo francese riduce le disuguaglianze? Qual è il costo economico del cambiamento climatico? A queste domande che permeano il dibattito economico e politico, l’Istituto nazionale di statistica e studi economici (Insee) tenterà ora di fornire alcune risposte attraverso indicatori “ampliati” e conti cosiddetti “aumentati”. Un modo per dare un'altra dimensione, ambientale o sociale, alla siccità dei dati contabili nazionali.

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A dimostrazione dell'importanza di questo progetto per l'INSEE, il suo direttore generale, Jean-Luc Tavernier, ha voluto presentare lui stesso l'approccio durante una conferenza stampa martedì 5 novembre.

L'INSEE, ha spiegato Tavernier, per realizzare questo lavoro si è basato sulle conclusioni della cosiddetta commissione “Stiglitz-Sen-Fitoussi”, presieduta dall'economista Joseph Stiglitz. Istituita dal presidente Sarkozy nel 2008, la sua missione era quella di guidare una “riflessione su come sfuggire a un approccio eccessivamente quantitativo ed eccessivamente contabile per misurare la nostra performance collettiva”.

Modalità di calcolo

Questo approccio innovativo costituisce un’evoluzione, non una rivoluzione. “Non abbiamo cercato di costruire un indicatore sintetico che sostituisse il prodotto interno lordo (PIL)”ha dichiarato subito il signor Tavernier. Questo rimane “inevitabile”. “I conti nazionali e il loro indicatore di punta – il Pil – costituiscono un riferimento consolidato e riconosciuto, [ils] mantenere tutto il loro interesse, ma [ils] richiedono di essere completati e [doivent] tenere meglio conto della dimensione ambientale e sociale”, precisa l'istituzione nel proprio comunicato stampa.

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Per la prima edizione di questa nuova generazione di indicatori, destinata a essere pubblicata con cadenza annuale, gli esperti dell'Istituto si sono concentrati in particolare sulla redistribuzione “estesa” e sul suo impatto sulle disuguaglianze tra famiglie. “Non ci limitiamo ai soliti lampioni, ovvero gli addebiti diretti e i bonifici su cui l’INSEE ha già pubblicato”ha precisato il signor Tavernier. In questo nuovo metodo di calcolo viene preso in considerazione, ad esempio, l’impatto dei servizi pubblici sul reddito e sul tenore di vita delle economie domestiche.

I risultati poi sono spettacolari. Nel 2022, prima della ridistribuzione, il “reddito primario esteso” percentuale del 10% più ricco della popolazione era quasi 24 volte superiore a quella del 10% più povero. Ma, dopo l’attuazione di questi meccanismi di ridistribuzione, come le imposte, le prestazioni sociali o la fornitura di servizi pubblici, il rapporto tra i più benestanti e i più modesti è solo di 3,8.

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