Tokyo (awp/afp) – La Borsa di Tokyo è scesa giovedì, appesantita dai titoli legati ai semiconduttori e dall’apprezzamento dello yen, mentre i mercati cinesi sono stati rinvigoriti da un indicatore manifatturiero molto positivo.
I semiconduttori pesano su Tokyo, lo yen sale
A Tokyo, l’indice di punta Nikkei ha chiuso in ribasso dello 0,50% a 39.081,25 punti, mentre l’indice più ampio Topix è sceso dello 0,30% a 2.695,51 punti.
Il mercato ha digerito lo status quo monetario ampiamente atteso dalla Banca del Giappone, che tuttavia ha rafforzato le aspettative di un rialzo dei tassi a dicembre evidenziando la persistenza dell’inflazione al di sopra del livello obiettivo.
Ciò ha contribuito a rafforzare la valuta giapponese: intorno alle 06:00 GMT si è apprezzata dello 0,4% a 152,86 yen per dollaro.
A tirare al ribasso il mercato azionario è stato anche il forte calo dei titoli legati all’industria dei semiconduttori, come Tokyo Electron (-2,54%), dopo il crollo del settore avvenuto il giorno prima a Wall Street, dove il gruppo AMD era crollato del 10 %.
Il produttore giapponese di chip Renesas ha sofferto (-4,99%) dopo che le previsioni sui ricavi per il quarto trimestre dell’anno finanziario sono state ben al di sotto delle aspettative.
“Il calo delle azioni statunitensi di semiconduttori è probabilmente un peso, ma la forte domanda di intelligenza artificiale (AI) rimane un fattore positivo”, ha affermato il broker Tokai Tokyo.
Così si è distinto il produttore di attrezzature per la produzione di semiconduttori Advantest (+6,43%), che ha alzato le previsioni e annunciato un massiccio riacquisto di azioni.
Il conglomerato industriale Hitachi crolla del 5,37% dopo aver alzato le previsioni su profitti e ricavi annuali ben al di sotto delle aspettative, presagendo prospettive difficili.
Alla Borsa di Seul, Samsung Electronics ha resistito intorno alle 6 del mattino (+1,02%), dopo una crescita degli utili trimestrali meno buona del previsto nonostante il boom dell’intelligenza artificiale.
Il petrolio conferma il suo rimbalzo, la geopolitica sostiene l’oro
Giovedì i prezzi del petrolio hanno continuato a risalire nel commercio asiatico, spinti dalle buone notizie sulla domanda proveniente dagli Stati Uniti, dove le azioni stanno crollando contro ogni aspettativa.
Ma rinvigorito anche dalle informazioni di stampa secondo le quali i paesi produttori dell’OPEC starebbero valutando la possibilità di rinviare l’aumento dell’offerta di greggio.
Intorno alle 6:00, il prezzo del barile di Brent del Mare del Nord è salito dello 0,61%, a 72,99 dollari, e quello del West Texas Intermediate (WTI) dello 0,67%, a 69,07 dollari.
Un bene rifugio alimentato dalle incertezze geopolitiche e dal nervosismo prima delle elezioni americane, l’oro è salito a un nuovo massimo storico giovedì a circa 2.790 dollari l’oncia.
Un buon indicatore rinvigorisce i mercati azionari cinesi
I mercati cinesi sono aumentati di concerto dopo la pubblicazione di un indicatore che mostra un aumento dell’attività manifatturiera in Cina in ottobre, per la prima volta da aprile.
Un segnale incoraggiante per l’economia, mentre gli investitori attendono ancora dettagli sui piani di ripresa di Pechino e un possibile progetto di indebitamento massiccio di cui parla la stampa.
Intorno alle 6:00, l’indice composito di Shanghai ha guadagnato lo 0,28% a 3.275,41 punti, quello di Shenzhen è aumentato dell’1,06% a 1.994,61 punti.
A Hong Kong l’indice Hang Seng ha guadagnato lo 0,27% a 20.435,54 punti.
afp/ib