Pechino impone dazi doganali sul brandy europeo

Pechino impone dazi doganali sul brandy europeo
Pechino impone dazi doganali sul brandy europeo
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Da venerdì la Cina imporrà agli importatori di brandy europeo, di cui solo il cognac rappresenta il 95%, di versare un deposito alla dogana cinese, ha annunciato il Ministero del Commercio, in un contesto di tensioni commerciali tra Pechino e Cina. I paesi membri dell’UE hanno confermato con il voto di venerdì l’imposizione di dazi doganali aggiuntivi sulle auto elettriche importate dalla Cina, nonostante l’opposizione dei tedeschi che temono una guerra commerciale con Pechino.

La Commissione Europea ha ora mano libera per aggiungere all’imposta del 10% già in vigore una sovrattassa fino al 35% sui veicoli a batteria di fabbricazione cinese. Questi dazi compensativi dovrebbero entrare in vigore alla fine di ottobre.

La Cina aveva avvertito che avrebbe adottato “tutte le misure necessarie” per rispondere e venerdì l’interprofessione del cognac si è considerata “sacrificata” dopo la decisione dell’UE sulle auto elettriche importate dalla Cina. “Dall’11 ottobre 2024, gli importatori saranno tenuti, quando importeranno brandy dall’Unione europea, a fornire il deposito corrispondente alla dogana della Repubblica popolare cinese”, ha annunciato martedì in una nota il Ministero della Difesa cinese. Tale deposito cauzionale verrà addebitato retroattivamente nel caso in cui la Cina decida formalmente di applicare sovrattasse doganali per compensare la concorrenza ritenuta sleale dai produttori europei di brandy.

Pechino, che a gennaio aveva aperto un’indagine sui brandy europei, alla fine di agosto aveva annunciato di aver trovato prove di dumping. Il ministro del Commercio cinese ha poi escluso di imporre “per il momento” dazi doganali temporanei su questi alcolici, di cui il solo cognac rappresenta il 95%.

Il mercato cinese assorbe “un quarto delle esportazioni in valore” degli alcolici Charentais e rappresenta fino al 60% del fatturato di “alcune case”, secondo Florent Morillon, presidente dell’Ufficio nazionale interprofessionale del cognac. La denominazione di cognac, che riunisce 4.400 aziende agricole, 120 distillatori professionisti, 270 commercianti e rappresenta 15.000 posti di lavoro diretti – 70.000 indiretti in Francia – soffre già di un calo delle vendite (-22% in volume nel 2023). Ha ridotto notevolmente la superficie autorizzata a nuovi impianti di vite, dopo diversi anni prosperi.

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