Aumentare la concorrenza e ridurre il monopolio delle banche sul mercato delle assicurazioni per i mutuatari: sono questi gli obiettivi della legge Lemoine, approvata nel 2022. Se il primo obiettivo è stato effettivamente raggiunto – i privati possono ora recedere in qualsiasi momento dal contratto per sceglierne uno più economico e almeno altrettanto protettivo -, il secondo è ancora lontano dall’essere raggiunto. Le banche continuano a incassare l’84% dei contributi di mercato, con grande dispiacere degli assicuratori specializzati che si spartiscono le briciole rimanenti. Un’inerzia dovuta anche alle difficoltà che i clienti hanno nel far valere i propri diritti.
Come sottolinea la società di consulenza Sia Partners in uno studio che Capital ha potuto consultare, non tutti i mutuatari hanno beneficiato di questa riforma. Le categorie socio-professionali con i redditi più alti rappresentano il 58% delle richieste di modifica dei contratti durante il periodo di credito, ripetendo così uno studio del Financial Sector Advisory Committee (CCSF). “I vantaggi di questa riforma avvantaggiano principalmente le popolazioni benestanti mentre l'essenza stessa della legge Lemoine era quella di promuovere l'accesso al credito bancario per una larga parte della popolazione”, sottolinea il documento.
I prezzi ancora troppo alti rappresentano uno dei maggiori ostacoli per le famiglie: “L’obiettivo di una legge di liberalizzazione è quello di abbassare i prezzi in modo che il maggior numero di persone possa beneficiarne. Questo non è stato il caso dell’assicurazione per i mutuatari”, sottolinea Ahmed Langazou, responsabile di Sia Partners (…)
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