Par Emma Perrin
Pubblicato
13 gennaio alle 11:39,
aggiornato 13 gennaio alle 11:57
In una prima intervista dopo la morte del fondatore del FN, la figlia è tornata a “una delle decisioni più difficili della sua vita”.
Escludere il proprio predecessore non è banale politicamente, ma lo è ancora meno quando si tratta del proprio padre. Domenica 12 gennaio, in una prima intervista dopo la morte di Jean-Marie Le Pen cinque giorni prima, Marine Le Pen, presidente del gruppo RN all’Assemblea nazionale, ha parlato della decisione presa nel 2015 di escludere suo padre dal Fronte nazionale. “Prendere questa decisione è stata una delle più difficili della mia vita e per il resto della mia vita mi chiederò sempre: ‘Avrei potuto farlo diversamente?’”
“È un po’ ingiusto giudicarlo solo sulla base di queste polemiche”reagisce l’ex candidato alla presidenza riguardo al fondatore del partito descritto dai suoi avversari come “diavolo della Repubblica” per decenni, in particolare per le sue denigrate dichiarazioni sulla Shoah. “In 80 anni (di vita politica), a meno che non si sia una sorta di Sarkozy o di un ectoplasma socialista, è inevitabile avere argomenti che diano origine a controversie”spazza via Marine Le Pen, che giudica nonostante tutto “sfortunato” che suo padre “sono rimasto bloccato in queste provocazioni”. “Il problema era che ricominciava”ammette.
Demonizzazione
Nel 2015, colui che quattro anni prima aveva preso la guida del partito Frontista aveva deciso di escludere il patriarca, fino ad allora presidente onorario, dopo un nuovo sfogo sul “Occupazione tedesca”cosa che non sarebbe stata “particolarmente disumano”. Anche Jean-Marie Le Pen, condannato più volte dai tribunali, in particolare per aver contestato crimini contro l’umanità, aveva promesso una “lotto” al cantante Patrick Bruel.
Allo stesso tempo, Marine Le Pen voleva accelerare la sua corsa per a “demonizzazione” del Fronte Nazionale che intendeva proprio distaccare dal suo sulfureo passato, sostenuto per decenni dalle polemiche del padre, come “dettaglio della storia della Seconda Guerra Mondiale” – nome che scelse nel 1987 per descrivere le camere a gas. Una demonizzazione proseguita nel 2018 con il cambio di nome, da «Fronte» au “Assembramento”. Per Marine Le Pen, l’eredità politica del padre, arrivato al secondo turno delle elezioni presidenziali nel 2002, è sicuramente una questione delicata.
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