Canal+ sta stringendo la vite su Google e Cloudflare e sui loro servizi DNS alternativi. Il gruppo audiovisivo, molto attento ai suoi diritti sportivi, ha ottenuto dal tribunale di Parigi nuovi blocchi per decine di siti pirata. Le piattaforme dovrebbero fare ricorso, ma intanto devono rispettare le sentenze.
Canale+ è andato in guerra contro i risolutori DNS. Lo scorso maggio, i più grandi tra loro – Google, Cisco (OpenDNS) e Cloudflare – hanno ricevuto ordini dai tribunali francesi che li obbligavano a bloccare l'accesso ai siti di streaming che trasmettono illegalmente partite della Champions League e della Premier League. Due competizioni di cui Canal+ possiede i diritti di trasmissione in Francia.
Passaggio d'armi in tribunale
Secondo il gruppo, questi servizi DNS alternativi consentono agli utenti di Internet di accedere a questi siti aggirando le tradizionali misure di blocco imposte ai fornitori di accesso. Tutto quello che devi fare è modificare le impostazioni DNS del tuo computer per riottenere l'accesso ai flussi di streaming pirata…
Ricorda che i DNS (domain name system) associano un nome comprensibile, come l'indirizzo di un sito web, a un indirizzo IP. I risolutori sono semplicemente server DNS. Attaccando i fornitori di questi servizi DNS alternativi, Canal+ ha compiuto un ulteriore passo avanti nella lotta contro l'IPTV pirata. Un passo troppo avanti per Cisco, che ha semplicemente deciso di non offrire più OpenDNS in Francia.
La storia non finisce qui. Come notato TorrentFreakCanal+ ha riavviato la macchina legale contro Google e CloudFlare, ottenendo tre nuove decisioni di blocco DNS lo scorso settembre e ottobre per decine di altri siti illegali: aliezstream.pro, livetv.lol e persino crvsport.ru. In ogni caso, il tribunale di Parigi si è schierato dalla parte dell’emittente, concludendo che i risolutori DNS sono intermediari che contribuiscono all’attività di streaming illegale.
Google e Cloudflare ovviamente non hanno altra scelta che rispettare la sentenza della corte. Ma secondo queste aziende le misure di blocco sono sproporzionate, costose e inefficaci. E per una buona ragione: basta utilizzare altri indirizzi DNS, o semplicemente una VPN, per accedere a contenuti illegali.
Ma per il tribunale Canal+ ha il diritto di utilizzare le possibilità di blocco ritenute opportune. L'esistenza di soluzioni alternative non è rilevante in questi casi. La Corte ritiene inoltre che i risolutori DNS svolgano un ruolo nella trasmissione dei contenuti e possano essere considerati intermediari secondo le leggi europee, cosa che i due servizi contestano fortemente.
Google e Cloudflare sostengono che le loro attività non rientrano nella “funzione di trasmissione” definita dal diritto europeo, ma la corte ha respinto questa interpretazione. Hanno quindi dovuto adeguarsi (avevano tre giorni di tempo per applicare il blocco), ma stanno valutando la possibilità di ricorrere in appello.
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Fonte :
TorrentFreak
France
TV
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