Il ritorno in Francia di un influencer algerino deportato in Algeria ha fatto arrabbiare Bruno Retailleau. Questa vicenda rischia di esacerbare le tensioni tra i due Paesi, già indebolite dalle divergenze interne alla Francia sulla gestione della situazione. Alla Farnesina non è più tempo di procrastinare.
“L’Algeria cerca di umiliare la Francia”: il ritorno in Francia di un influencer algerino espulso in Algeria ha suscitato venerdì l’ira del ministro degli Interni, Bruno Retailleau, e rischia di peggiorare ulteriormente le relazioni franco-francesi già tese.
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“Con l’Algeria abbiamo raggiunto un livello estremamente preoccupante”, ha aggiunto Bruno Retailleau, intervenendo durante un viaggio a Nantes sul tema dei visti. “Penso che la Francia non possa tollerare questa situazione”, ha detto, invitando a “valutare tutti i mezzi a nostra disposizione nei confronti dell’Algeria” per “difendere i nostri interessi”.
Dal lato del Quai d’Orsay i diplomatici non sono ancora arrivati. Ne sono addirittura molto lontani. Non si tratta di lanciarsi in un effetto annuncio, giudichiamo internamente. Ricordiamo che negli ultimi anni la Francia ha donato all’Algeria tra i 110 e i 130 milioni di euro all’anno.
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Per la Farnesina non vogliamo entrare in queste considerazioni. Le questioni relative ai visti e agli aiuti allo sviluppo non funzionano come mezzi di pressione.
Primi dissensi all’interno del governo Bayrou
“Dobbiamo vedere le relazioni commerciali su scala europea”, ha affermato una fonte diplomatica di Europe 1, aggiungendo che la circolazione delle persone deve essere gestita a livello europeo.
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Un’analisi che non è assolutamente quella del Viminale. Ciò crea i primi dissensi all’interno del governo Bayrou. Un diplomatico francese ci ha detto: “al Quai d’Orsay non suoniamo lo stesso spartito che a Beauvau”.