Frequenze TV: C8 è in stallo in tribunale

Frequenze TV: C8 è in stallo in tribunale
Frequenze TV: C8 è in stallo in tribunale
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Cyril Hanouna nel «TPMP».

C8

Tre mesi prima della fine prevista delle sue frequenze, C8, il canale del controverso conduttore Cyril Hanouna, si presenta venerdì in tribunale per contestare la decisione dell’autorità di regolamentazione dell’audiovisivo e raccoglie consensi.

Di proprietà del gruppo Canal+, nelle mani del miliardario ultraconservatore Vincent Bolloré, C8 ha lanciato alla fine della scorsa settimana una petizione per chiederne la continuazione, che ha già raccolto più di 600.000 firme.

Nel pomeriggio si terrà l’udienza di merito davanti al Consiglio di Stato, il massimo tribunale amministrativo, e la decisione verrà deliberata nelle settimane successive. È coinvolto anche il canale NRJ 12, la cui frequenza non è stata rinnovata. Il Consiglio di Stato aveva già respinto i loro ricorsi presentati in giudizio sommario (procedura d’urgenza) nel mese di settembre.

400 posti di lavoro

All’origine delle ire, la preselezione svelata in luglio da Arcom per la riassegnazione di quindici frequenze televisive nel 2025: l’autorità di regolamentazione indipendente ha escluso il rinnovo di NRJ 12 e C8, il cui contratto scade a fine febbraio, e non ha mantenuto la webtelevisione della sinistra radicale Le Média, che ha deferito la questione anche al Consiglio di Stato. Sono stati preferiti due nuovi arrivati: OFTV (gruppo Ouest ) e RéelsTV (CMI France, del miliardario ceco Daniel Kretinsky). Per basare questa preselezione, Arcom ha indicato di aver valutato “in particolare l’interesse di ciascun progetto per il pubblico rispetto all’imperativo prioritario del pluralismo”.

Le reti ancora in corsa, però, otterranno l’autorizzazione a trasmettere solo dopo aver firmato nuovi accordi con l’ente regolatore, entro la fine dell’anno.

Ma NRJ 12 ha preso l’iniziativa e ha deferito la questione al Consiglio di Stato a settembre. Secondo il suo proprietario NRJ Group, è minacciata la “vita economica” e quindi “l’esistenza” del canale e, per estensione, “il modello economico di Chérie 25”, un’altra antenna dello stesso gruppo. C8 ha seguito l’esempio, invocando una situazione “particolare rispetto alle questioni economiche, sociali e competitive generate” per un canale che esiste “da quasi 20 anni”, secondo il suo proprietario Canal+. Sono colpiti circa 400 posti di lavoro.

Il C8 ha accumulato multe per 7,6 milioni di euro a causa degli errori del suo conduttore Cyril Hanouna. Arcom “intendeva innanzitutto sanzionare l’emittente” per queste “mancanze” legate al programma “Touche pas à mon poste” (TPMP), ma queste sono già state “pesantemente sanzionate”, sottolinea ancora Canal+.

Preparati per il dopo

Cyril Hanouna si prepara ad ogni eventualità. A fine ottobre aveva assicurato che sarebbe rimasto comunque nel gruppo Canal+, all’interno del quale sta lavorando per creare un’offerta multimediale disponibile su Internet e sulla carta stampata, oltre alla televisione.

I media dell’intero gruppo sono mobilitati per mantenere C8. Il canale è “popolare”, con più di 9 milioni di telespettatori al giorno, e “non bisogna mai disprezzare il pubblico”, ha affermato martedì ad esempio Pascal Praud, uno degli headliner di CNews. “Sulla decisione di Arcom incombe il sospetto di una decisione politica”, ha anche affermato.

Questo perché il rinnovamento delle frequenze ha messo in agitazione anche la sfera politica. La deputata della LFI Aurélien Saintoul, relatrice di una commissione d’inchiesta su TNT all’inizio del 2024, a luglio ha deplorato in particolare che Arcom avesse accettato la candidatura di CNews, accusato da molti politici di sinistra di promuovere idee di estrema destra, cosa che lei contesta. CNews è salito più volte negli ultimi mesi sul gradino più alto del podio dei canali di informazione continua.

La televisione digitale terrestre (DTT), lanciata nel 2005 nella Francia continentale, struttura ancora in gran parte il panorama audiovisivo francese e resta l’unica modalità di ricezione televisiva per quasi il 20% delle famiglie dotate di apparecchio.

(afp)

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