La prossima passeggiata spaziale degli astronauti della NASA si preannuncia emozionante. Durante il prossimo passaggio nel vuoto dello spazio, cercheranno di raccogliere tracce di vita sulla superficie della ISS. In un comunicato stampa che illustra nel dettaglio la missione, l’agenzia spaziale americana spiega di voler capire come “microbi e batteri operano in un ambiente più che ostile”.
L’idea sarebbe quindi quella di vedere se questi organismi microscopici sono riusciti a sopravvivere, svilupparsi e moltiplicarsi nel vuoto dello spazio. La NASA ritiene che microbi e batteri potrebbero essere fuggiti dalla ISS attraverso le prese d’aria della stazione spaziale internazionale. Una volta raccolti, gli organismi verranno riportati sulla Terra, dove verranno analizzati.
Come finiscono i microbi nello spazio?
La contaminazione dello spazio è un argomento molto importante per la NASA. L’agenzia spaziale americana garantisce che tutte le tute e le navi che vanno nello spazio vengano sterilizzate prima della partenza. Questo passaggio obbligatorio aiuta a evitare la contaminazione di altri ambienti.
Ma nonostante vengano prese le maggiori precauzioni, il rischio 0 non esiste mai e durante il suo quarto di secolo di esistenza, l’ISS ha inevitabilmente visto arrivare microbi e batteri. Nel 99% dei casi sono gli stessi astronauti ad ospitare questi organismi.
Evolvi per sopravvivere
Una volta arrivati nella stazione, la bassa gravità, la radiazione solare, attacca i microbi. Alcune specie non sopravvivono, altre, come vuole Darwin, si adattano e si evolvono. Gli astronauti della NASA che studiarono questi microbi negli anni passati si resero addirittura conto che alcuni microbi avevano sviluppato mutazioni genetiche sconosciute sulla Terra.
Permettono di rispondere meglio alle condizioni estreme della ISS. La NASA si aspetta quindi che si evolvano anche i microbi a diretto contatto con il vuoto dello spazio, l’estrema radiazione solare e le enormi differenze di temperatura. Dovrebbero sviluppare mutazioni uniche.
Studiandoli, la NASA spera di trovare chiavi di comprensione per combattere questi fenomeni naturali. Se i microbi riuscissero a svilupparsi in queste condizioni, avremmo tutto l’interesse a riprendere le loro mutazioni per resistere meglio anche allo spazio.
Prova di panspermia?
Per alcuni scienziati della NASA, lo sviluppo e la probabile evoluzione di questi microbi nel vuoto dello spazio sono la prova della panspermia. Dietro questo termine tecnico si nasconde l’idea che la vita non sarebbe sorta sulla Terra. Sarebbe arrivato dallo spazio, con la caduta di un meteorite.
Questa idea suggerisce che i nostri antenati più lontani fossero in realtà microbi extraterrestri, arrivati sulla Terra per caso. Se per il momento questa idea è solo una teoria, diverse specie terrestri, come le alghe o i tardigradi, hanno dimostrato di sapere vivere molto bene nel vuoto dello spazio. Prova indiretta del loro lontano passato spaziale? La NASA cercherà di scoprirlo con questo nuovo esperimento.
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