Un’anteprima della giornata sui mercati asiatici.
Nel secondo giorno dell’amministrazione di Donald Trump, i tassi di cambio sono nel mirino dei mercati globali mentre gli investitori cercano nervosamente di capire come gestire la nebbia immediata che circonda le politiche commerciali del presidente degli Stati Uniti.
Sembra quasi certo che Donald Trump imporrà tariffe sulle importazioni dai principali partner commerciali degli Stati Uniti. Non è ancora chiaro quali prodotti e paesi, o in che misura, rendano il dollaro e le altre valute vulnerabili alle fluttuazioni e alla volatilità commerciale.
Lo stesso vale per altre classi di attività, anche se l’impatto immediato si fa sentire più acutamente sul mercato dei cambi. La volatilità implicita delle valute del G10, misurata dall’indice “DBCVIX” di Deutsche Bank, rimane relativamente elevata, anche se è scesa martedì sera.
Gli investitori saranno sollevati dal fatto che Trump abbia scelto di non colpire i principali partner commerciali con tariffe nel suo primo giorno in carica. Sperano che il suo approccio alle tariffe segua il percorso tracciato dagli analisti di SocGen la scorsa settimana: “parlare ad alta voce, puntare in alto, ma agire gradualmente”.
Ma le brusche osservazioni del presidente ai giornalisti lunedì scorso secondo cui alcune tariffe potrebbero essere implementate il 1° febbraio hanno innescato un’immediata inversione del dollaro e un tempestivo promemoria di quanto sarà difficile per gli investitori orientarsi sul terreno del mercato nelle settimane e nei mesi a venire. .
Il dollaro appare sotto pressione in termini di posizionamento, sentiment e valutazione: la scorsa settimana gli hedge fund hanno detenuto la più ampia posizione lunga netta sul dollaro degli ultimi nove anni; la posizione lunga sul dollaro è una delle posizioni più apprezzate dagli investitori, secondo l’ultimo sondaggio della Bank of America tra i gestori di fondi; e gli analisti di Citi stimano che la valuta sia sopravvalutata del 3%.
Gli analisti di Citi stimano che la moneta sia sopravvalutata del 3%. Ma ciò non significa che non possa salire ancora più in alto, il che è probabile se Trump continuerà con le sue misure protezionistiche e politiche fiscali più estreme, avvertono gli analisti di Citi. Negli ultimi anni l’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro e dei premi a termine hanno avuto la tendenza ad essere positivi per il dollaro.
Nel frattempo, le prospettive per i mercati asiatici mercoledì sono per lo più positive dopo una giornata di calma nei mercati valutari globali, rendimenti del Tesoro in calo e solidi guadagni a Wall Street. I futures Nikkei puntano ad un rialzo di circa lo 0,75% per le azioni giapponesi in apertura a Tokyo.
I mercati cinesi saranno sotto esame dopo il forte inizio di settimana seguito ai primi segnali di Trump sui dazi. Martedì lo yuan ha registrato il suo aumento più grande dall’inizio di novembre, secondo il tasso di fissazione giornaliero della banca centrale, e lunedì ha registrato la sua giornata migliore sul mercato spot da agosto.
I principali eventi economici in Asia mercoledì sono la pubblicazione degli ultimi dati sull’inflazione al consumo in Nuova Zelanda e una decisione sui tassi di interesse e una guida da parte della banca centrale della Malesia.
Ecco i principali sviluppi che potrebbero guidare i mercati mercoledì:
– Inflazione in Nuova Zelanda (dicembre)
– Decisione sui tassi di interesse in Malesia
– Forum economico mondiale di Davos
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