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Esplosione degli aborti e crollo delle nascite: un’opportunità per l’immigrazione

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Dopo la costituzionalizzazione, avvenuta l’8 marzo 2024, del IL “garantire la libertà delle donne di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG)” per “riaffermare il carattere fondamentale di questa libertà in Francia” – dove la libertà di espressione e anche di pensiero è, invece, sempre più combattuta dalla legge –siamo stati invitati a celebrare il 17 gennaio il cinquantesimo anniversario della legge Velo adottata su iniziativa del tandem “di destra” Giscard-Chirac per depenalizzare l’aborto, poi legalizzata e interamente rimborsata dall’assicurazione sanitaria (come se la gravidanza fosse una malattia venerea! ) sotto la presidenza di François Mitterrand.

E da allora costantemente incoraggiato con l’estensione del periodo di intervento e l’eliminazione del periodo di riflessione autorizzazione dei genitori per i minorenni. Risultato: l’ufficialissima Direzione della Ricerca, Studi, Valutazione e Statistica (Drees) ha contato 243.623 aborti nel 2023. Un record europeo, che non impedisce Sarah Durocher, presidente della Pianificazione familiare – che d’altronde sogna “uomini incinti” – deplora che “il diritto all’aborto resti fragile”, perché “bersaglio di attacchi regolari, da parte di oppositori conservatori molto organizzati”.

200.000 nascite in meno rispetto a dieci anni fa…

Triste coincidenza: il 16 gennaio l’INSEE ha pubblicato i dati demografici francesi al 31 dicembre. Per 68,17 milioni di abitanti, nel 2024 sono nati vivi solo 663.000 bambini rispetto agli 811.384 del 2014. Il tasso di natalità è così sceso dal 12,3% al 9,7% in un decennio, raggiungendo il livello più basso dal 1944, quando molti uomini erano ancora detenuti o obbligati al lavoro obbligatorio in Germania.

Bisogna ancora tenere conto, in questa desolante valutazione, della parte eminente di quella che Giscard considerava un po’ tardiva come “invasione-immigrazione”, poiché l’INSEE ci ha detto, ad esempio, alcuni mesi fa, che le donne algerine sono più fertili qui che lì grazie alla generosità dell’assistenza sociale. Allo stesso modo, scopriamo casualmente notizie o biografie di star del rap che i fratelli non nativi spesso contano più di dieci.

Non dimentichiamo, infine, che dal 2015 è incluso nelle statistiche francesi il dipartimento di Mayotte, nella cui capitale Mamoudzou si trova il reparto maternità più frequentato d’Europa, in gran parte rifornito da immigrati clandestini delle Comore, i cui figli avranno diritto al diritto alla maternità. terra.

Ma trenta volte più centenari

La “libertà delle donne”, propugnata da ecologiste come Yves Cochet, inesauribili sulla futura impronta di carbonio dei bambini occidentali, che deve essere stroncata sul nascere, rischia quindi di pagare un prezzo altissimo, a scapito delle donne di altri paesi, vittime privilegiate della delinquenza. Ma sappiamo per esperienza che qualsiasi governo debole e quindi incapace di approvare leggi benefiche, spesso essenziali per la prosperità del paese e della sua popolazione, ricorre al sociale, l’unico modo per (tentare di) conciliare la sinistra e la sinistra. casta mediatica.

Al di là di questa politica miope, non c’è anche, per credere che “una mano nascosta dirige”, la volontà di creare in Europa in generale e in Francia in particolare, una popolazione sostitutiva? Affari facilitati dall’invecchiamento degli autoctoni. Perché se le culle scompaiono a gran velocità, le case di cura si moltiplicano.

Ora, gli under 19 (il 23% della popolazione) sono quasi superati da quelli di 70 anni e più (22%). La maggior parte delle donne francesi, e questo è certamente un fatto positivo, supera gli 85 anni grazie ai progressi della medicina e gli uomini seguono a ruota, tanto che, sempre secondo l’INSEE, sono ormai più di 30.000 i centenari, a fronte di appena mille nel 1970.

Ma le “forze del progresso” non sono meno mobilitate qui contro qualsiasi aumento dell’età pensionabile, anche se è stata posticipata in tutta Europa (67 anni in Danimarca, Islanda o Italia, 66 anni in Germania o in Irlanda, ecc.) Il che – e a questo dovrebbe pensare il Raggruppamento Nazionale – porta meccanicamente in certi settori alla richiesta di manodopera straniera e, soprattutto, rende inevitabile la precarietà delle pensioni e delle pensioni, che si scioglieranno come neve al sole a causa delle troppo poche persone attive .

Tutto per noi!

Per rimediare ad una situazione demografica tradizionalmente a mezz’asta dal 1918, Budapest ha stabilito la priorità nazionale a favore delle famiglie magiare che beneficiano di indennità molto consistenti, lunghi congedi parentali e numerosi asili nido. Certamente, ciò ha causato l’ostracismo dell’Ungheria di Viktor Orban in quanto democrazia illiberale da parte della Commissione (non eletta) di Bruxelles, ma l’iniziativa sembra dare i suoi frutti. E se, nonostante l’ostilità generale dell’establishment, fossimo coinvolti anche noi? Viva la preferenza nazionale, tutto per noi e il resto per gli altri!

Camille Galic

Credito fotografico: DR

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