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il martirio di Amandine giudicato a Montpellier

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Sandrine Pissara, 54 anni, rischia l’ergastolo davanti alla corte d’assise dell’Hérault per aver ucciso lentamente la studentessa di 13 anni, scoperta nella casa di famiglia a Montblanc, vicino a Pézenas, il 6 agosto 2020.

Sono fianco a fianco nella scatola, ma non si guardano. Lui, barbuto, con l’aria goffa, a testa bassa. Lei, con i suoi capelli lunghi e stirati, impassibile, guarda altrove. Davanti a loro, la sala gremita del tribunale penale dell’Hérault e il fantasma di Amandine, questa studentessa di 13 anni, trovata morta nella casa di famiglia a Montblanc, vicino a Pézenas, il 6 agosto 2020.

Otto figli di tre padri diversi

Siamo qui nell’atrocità. Sandrine Pissara, 54 anni, madre di otto figli avuti da tre padri diversi, è accusata di aver fatto morire lentamente la figlia, affamata, chiusa in uno spogliatoio senza luce, sopraffatta da punizioni assurde e sadiche e umiliazioni agghiaccianti.

“È stata individuata e presentata come un mostro per anni.” HA #Montpellier Io Jean-Marc Darrigade affronto un processo difficile, difendendo Sandrine Pissara che rischia l’ergastolo per aver fatto morire di fame sua figlia Amandine, 13 anni nel 2020#Beziers pic.twitter.com/JdOkw4GkyK

— FRANÇOIS BARRERE (@FB_Midilibre)

Atti di tortura e barbarie, fino alla morte: rischia l’ergastolo. Il suo compagno di allora, Jean-Michel Cros, 49 anni, è stato condannato a trent’anni per aver privato la studentessa delle cure e del cibo, chiudendo un occhio su ciò che accadeva in casa.

Un tecnico delle unghie che è molto preoccupato per il suo fisico

Niente a che vedere con il quarto mondo, in questo orrore. Gestiva un centro di revisione tecnica automobilistica a Mèze e poté pagare a Sandrine, con la quale aveva vissuto per quattro anni, una casa a Mèze e un’altra in Portogallo, da dove lei veniva.

E poi diversi interventi di chirurgia estetica, questo “protesista delle unghie”come si presenta, visibilmente molto preoccupata per il suo fisico, e per il fatto di farsi rifare il seno, le labbra e i glutei.

Scelto a freddo dal presidente delle Assise

Ma per comprendere il martirio di Amandine bisognerà forse tornare indietro, visti i primi commenti degli imputati. “Non lo so, non potrò spiegartelo. Sono ormai quattro anni che penso, ogni giorno che passa, mi chiedo come e perché” risponde al presidente Emmanuélidis, che coglie di sorpresa i coniugi, interrogandoli non appena vengono riassunti i fatti.

“Perché non mangia?”

“Il medico legale ha risposto. Morì di fame e setticemia, a causa di lesioni da graffio. Hai il perché. Ora è il come. Perché non mangia? O lei non vuole mangiare o non glielo dai?” insiste il magistrato.

“Non è così. Non l’abbiamo fatto noi, non è stata privata del cibo”. risponde l’imputato. Amandine, che misurava 1,55 m, pesava solo 28 kg quando morì nell’estate del 2020, mentre era stagista a Sigean, era tornata a casa durante il parto, per non riapparire mai più. Sembrava essere costantemente punita, costretta a copiare righe di scrittura giorno e notte.

Ha rubato la merenda a scuola

“Perché era in questo ripostiglio, Amandine?” “Perché voleva entrarci”l’imputato risponde al giudice, senza battere ciglio. Amandine si distingueva a scuola fin da piccola, perché rubava le merendine dei suoi compagni di classe, che a volte ripescava dalla spazzatura. Ed è stata privata dei pasti, per la minima stupidità.

“Punito a mangiare” molto più spesso degli altri bambini della casa, che tuttavia raccontavano le notti trascorse talvolta in ginocchio, con il dizionario in testa, sotto una terrificante supervisione materna. “Durante il confinamento è diventato ancora più complicato” sbottò. Il giudice si arrabbia. “Abbiamo registrazioni audio in cui ti sentiamo urlare contro di lei e picchiarla, e la sentiamo urlare!” L’imputato: “In realtà stavo interpretando il ruolo di mamma e papà ed ero sopraffatto” sussurra

Telecamere, serratura e congelatore

Non l’ho visto, non lo so. Ero presente, ma ero altrove”sospira Jean-Michel Cros, che giura di essersi accorto della magrezza cadaverica del bambino solo il giorno della sua morte, mentre tentava un meschino e definitivo massaggio cardiaco.

Tuttavia, tutti avevano immagini di Amandine nella sua cella, l’unica stanza della casa dotata di telecamere e una porta con serratura esterna, costantemente sullo schermo del telefono. E dove, crudeltà suprema, c’era un congelatore che alla ragazzina affamata era vietato aprire.

“Porte chiuse patogene, sadismo materno, narcisismo molto pronunciato ” osserva l’esperta psichiatra Chantal Bonnet-Cathala, che pone domande. “La cecità non spiega tutto.”

Nota come Sandrine Pissara fosse furiosa per essere stata abbandonata dal padre di Amandine, un agente di polizia di Perpignan. “C’era uno spostamento sul corpo della bambina di tutto questo odio che avrebbe potuto nutrire verso questo signore. È diventata una lotta all’ultimo sangue tra la madre e il bambino e, naturalmente, il bambino ha perso”.Venerdì sera la sentenza.

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